Dei 49 punti vendita distribuiti su tutto il territorio nazionale, 32 sono coinvolti nella vertenza. Perciò, su un totale di 11.400 dipendenti nazionali, 1426 sono destinati alla procedura di licenziamento. Dieci le regioni interessate. Soltanto il Sud Italia raccoglie 700 esuberi: circa 270 negli ipermercati della Sicilia, più di 200 in Campania, 150 in Puglia e quasi 100 tra Abruzzo e Sardegna. Invece nel Nord Italia sono circa 500: in Lombardia se ne contano 300; a seguire Veneto e Piemonte. Mentre in Lazio e nelle Marche sono più di 100 i lavoratori dichiarati in esubero e 50 tra la sede aziendale e i magazzini.

Le motivazioni dell'azienda

Le motivazioni sono da collegare alla perdita relativa al 2014 di circa 110 milioni di euro che ha portato l'azienda a valutare una diversa organizzazione del lavoro in tema di contrattazione collettiva di settore. In ultima fase, non trovando il consenso dei sindacati, l'azienda ha attuato la disdetta del contratto integrativo aziendale attivando i licenziamenti.

La storia

In una politica di recupero fondi, pari a 50 milioni di euro, Auchan aveva deciso di intervenire sul lavoro dipendente con deroghe sul contratto nazionale abbassando di un livello l'inquadramento del lavoratore con relativa diminuzione dei compensi in busta paga e blocco sulla corresponsione della 14° mensilità per un anno.

L'azienda aveva inoltre fatto una distinzione tra Nord e Sud Italia: solo il Meridione penalizzato in maniera permanente con l'abbassamento di livello che corrisponderebbe a 100 euro in meno sulla busta paga. Mentre il Settentrione avrebbe subìto le modifiche sopra menzionate soltanto in maniera provvisoria.

"La causa sarebbe riconducibile alla concorrenza sleale che viene perpetrata nel Meridione, caratterizzata da lavoro nero ed illegalità", riferisce il segretario nazionale Filcams Cgil, Fabrizio Russo, in seguito all'incontro tenutosi nei giorni passati tra dirigenza e sindacati, definendola una scelta strumentale.

"In una situazione così drastica, la nostra proposta è quella di estendere il ricorso ai contratti di solidarietà da Nord a Sud per tutti i magazzini, senza distinzione alcuna - sottolinea Russo - ma l'azienda ha ribadito più volte che se non ci sono le deroghe sul contratto collettivo non c'è accordo".

"Per cui il negoziato si è interrotto per indisponibilità da parte dell'azienda e dopo qualche giorno dall'incontro - conclude - ci è arrivata la comunicazione di disdetta della contrattazione integrativa e l'avvio della procedura di licenziamento collettivo".