È già il momento dei giudici politici: lo sciopero del 5 maggio contro la riforma scuola 2015 di Renzi è stato un grande successo, forse oltre ogni più rosea aspettativa, ma la battaglia, secondo i sindacati, è ancora lunga. Il personale della Scuola sa bene che il premier intende continuare lungo la strada delle riforme ed è notizia delle ultime ore che Renzi ha ribadito come si procederà a "testa dura", cercando sì il confronto con il mondo della scuola ma senza alcuna intenzione di snaturare i contenuti rivoluzionari del disegno di legge. Le prime indicazioni politiche sono comunque chiare: l'ala bersaniana del PD ha preso apertamente posizione a favore dello sciopero e della revisione radicale dell'impianto.
La riforma scuola 2015 di Renzi s'ha da fare, ma a quale costo? E lo sciopero del 5 maggio? News 05-05
Si susseguono senza soluzione di continuità i commenti politici allo sciopero del 5 maggio contro la riforma scuola Renzi per il 2015. La prima questione riguarda la tenuta del Partito Democratico e di conseguenza del governo: ad intervenire tra i primi è stato Civati, il quale ha sotenuto come la riforma tradisca non soltanto l'elettorato del PD ma la stessa storia Politica che rappresenta. Inaccettabile sono, per il rappresentante della minoranza dem, le vere e proprie offese della Giannini e di Renzi nei confronti del personale della scuola. A fare eco a Civati è l'assessore pugliese Alba Sasso che ribadisce l'idea di una decretazione d'urgenza soltanto per il piano assunzioni.
Se la Camusso ha "citato" Faraone che aveva bollato lo sciopero del 5 maggio come una manifestazione chiassosa di una minoranza ribadendo come sia proprio quel popolo capace di cambiare il paese, il segretario della CISL ha ribadito come la mobilitazione sia stata causata dall'atteggiamento autoritario del premier Renzi che ha preferito non confrontarsi né con i sindacati né con il mondo della scuola.
La prima domanda politica che si pongono i sindacati è a quale costo Renzi intenda portare avanti il processo di rifoma della scuola, il timore è che si utilizzi lo schema del ricatto paventato alcuni giorni fa dallo stesso premier: se il ddl dovesse essere bloccato, allora salterebbe il piano assunzioni.
Ipotesi politiche dopo lo sciopero del 5 maggio contro la riforma scuola Renzi per il 2015, news 05-05
I rappresentanti della minoranza del PD hanno le idee chiare, l'unico modo per ritrovare l'unità del partito e del governo è quello di scindere il piano assunzioni dal resto della riforma scuola.
Questa ipotesi sarà sicuramente vagliata da Renzi in persona, dal momento che una forzatura sul ddl scuola, immediatamente dopo l'approvazione dell'Italicum, rischierebbe realmente di compromettere la tenuta del partito e del governo. Un altro scenario possibile è che la minoranza dem alla fine ceda e che la riforma scuola 2015 venga portata avanti, magari con altri emendamenti su questioni particolari, ma senza che si intacchi l'impianto generale: a quel punto, si chiedono i sindacati, qual è la funzione democratica dello sciopero del 5 maggio? Secondo i Cobas e l'USB c'è il rischio di deriva autoritaria e antidemocratica e la riforma scuola potrebbe essere il terreno di scontro non soltanto per un'istituzione scolastica migliore, ma anche per un paese migliore.
Della stessa idea si è detto anche Landini della Fiom.
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