La previdenza italiana è "un'ammalata cronica". Troppi errori, troppe ingiustizie, troppe disuguaglianze, troppe penalizzazioni che meritano correttivi. Diversi lavoratori sono diventati veri e propri casi sociali. Esodati ed operatori della scuola, gli arcinoti quota 96, sono i casi più eclatanti. La motivazione per cui non si interviene radicalmente allo scopo di porre fine a questi "mostri" generati dagli errori del governo Monti, è sempre quella: la persistente precaria situazione economica del nostro Paese. Le finanze pubbliche non fanno ipotizzare ancora alcun intervento pensionistico nel breve. Ma negli ultimi giorni, si ritorna a parlare della possibilità di novità sulle Pensioni anche in un futuro ormai prossimo.
Cosa c'è di nuovo che lascia ipotizzare ciò? Quali gli eventi favorevoli ad interventi previdenziali?
Riposta semplice: siamo alle soglie delle elezioni regionali che si terranno a fine maggio. L'esperienza insegna che in prossimità di elezioni, con le preoccupazioni di ricadute sull'esito delle stesse, possono esserci inaspettate novità. Considerato che il governo necessiti di recuperare consensi e credibilità, modifiche al sistema pensionistico si rivelerebbero una strategia convincente, senza aspettare la nuova legge di stabilità.
La possibilità dei tagli previsti ad alcune forme di pensioni, in un'ottica di redistribuzione più equa delle risorse, diventa sempre più vicina e realizzabile. Boeri ne è convinto e spinge in tal senso. Ma si affaccia anche un'altra ipotesi che troverebbe consenzienti molti governatori delle regioni: lasciare loro libertà di azione su interventi da attuare nel campo previdenziale, considerato che già alcune regioni hanno già applicato diversificati sistemi di uscita anticipata dal lavoro e quindi sulle pensioni, come in Sicilia, Piemonte, Calabria e Molise, oppure città come Trento. Interventi che vanno dall'accompagnamento dei giovani da parte dei lavoratori prossimi alla pensione, all'uscita anticipata a quota 100 per i dipendenti in esubero, fino ad arrivare alla staffetta generazionale e part time per i lavoratori con più di 50 anni.
Potrebbero essere queste delle soluzioni-ponte in attesa di trovare misure radicali, condivise ed eque da parte del governo.
Seguiteci, sarete costantemente aggiornati.