Somiglia sempre di più ad una partita a scacchi 'la lotta' che vede contrapposti Renzi da una parte e la Consulta dall'altra. Dopo la disputa relativa al rimborso delle Pensioni, nettamente vinta dalla Corte, all'orizzonte se ne profila una altrettanto pesante per le casse statali, con la stessa Consulta che dovrà decidere se ritenere o meno costituzionalmente illegittimo il blocco dei contratti dei lavoratori statali operativo ormai dal 2010 (la sentenza è prevista per giugno). Il tutto mentre a Palazzo Chigi è in corso un dibattimento sul ddl 3002 relativo proprio al pensionamento anticipato degli stessi statali.
Clima rovente e piuttosto acceso anche sul fronte pensioni precoci, con le ultime dichiarazioni rilasciate dal sottosegretario all'economia Baretta ad aver riaperto la strada ad una seria valutazione sulla situazione di questa particolare categoria lavorativa. La Quota 41 continua a far parte dell'ormai famoso super ddl presentato presso la Commissione Lavoro, ma in questo momento il dibattito appare monopolizzato dalla possibilità di prevedere l'introduzione del sistema di calcolo contributivo. A conti fatti la cosa produrrebbe assegni inferiori del 30% rispetto a quelli attualmente erogati dall'INPS, cosa che da un lato metterebbe nei guai i lavoratori stessi ma dall'altra risolverebbe parecchi degli imbarazzi governativi, che complice il decreto rimborsi ha già 'perso' 2,2 miliardi di euro.
Ultime news pensioni precoci e statali, blocco contratti, Quota 41 e contributivo: Renzi si gioca tutto
Dopo la decisione assunta dalla Consulta in merito alle pensioni, quello previdenziale è divenuto di gran lunga il fronte politico più caldo del momento. Focalizzandoci sulle ultime relative alle pensioni per i lavoratori precoci appare opportuno analizzare le dichiarazioni rilasciate dal sottosegretario Baretta: 'Sulla quota retributiva della pensione potremmo applicare una decurtazione del 2 per cento per ogni anno di anticipo, a partire dai 62, rispetto all'età di riferimento per la pensione di vecchiaia. La penalizzazione si attenuerebbe gradualmente se gli anni di contributi sono più di 35'. Un meccanismo questo che viene paventato da mesi e che per forza di cose mette in luce una non rispondenza alle esigenze dei lavoratori precoci che a 62 anni si ritrovano spesso ad aver superato i 42 se non 43 anni di contributi. Da qui la necessità di prevedere soluzioni che includano esclusivamente quote contributive e non anagrafiche. L'unica ipotesi tra quelle stese su carta che risponde a questa esigenza è l'ormai famosa Quota 41 intesa come quota contributiva di abbandono dell'impiego. Per quel che riguarda l'ammontare degli assegni, si continua invece ad ipotizzare l'introduzione di un sistema di calcolo contributivo. Ipotesi certamente in piedi ma ancora tutta da verificare in quanto ad analisi costi-benefici sociali.Transitando da precoci a statali bisogna invece dar conto della prosecuzione del dibattito sul ddl della Lega Nord che punta a concedere il pensionamento a quota 64 anni per tutti i lavoratori pubblici. Se ne sta discutendo, ma nel frattempo il settore del lavoro statale potrebbe essere interessato da un'altra bomba innescata dalla Consulta che potrebbe optare per l'incostituzionalità della norma che blocca l'adeguamento del contratto degli statali dal 2010. In passato la Corte ha giustificato la cosa qualora il blocco stesso risultasse 'temporaneo e a destinazione solidaristica', ma il rischio è che questi caratteri ad oggi vengano meno. E' in particolare il termine 'temporaneo' a far riflettere dati gli ormai 6 anni trascorsi dalla ratifica della misura. 'È esattamente quello che è accaduto per il blocco dell'indicizzazione delle pensioni minime' ha spiegato Giovanni Faverin di CGIL. Se la Consulta dovesse dichiarare illegittimo il congelamento delle retribuzioni per gli statali il conto per lo Stato ammonterebbe a 18 miliardi di euro. Un 'enormità.