Uscire quattro anni prima dal lavoro lasciando però una mensilità l'anno nelle casse dello Stato: è questa la nuova idea al vaglio del governo Renzi suggerita dal presidente della Commissione Lavoro ed ex ministro Cesare Damiano e dal sottosegretario all'economia Pierpaolo Baretta. L'indiscrezione è riportata da parecchi quotidiani, Il Giornale e HuffPost in testa, con gli stessi protagonisti che al momento non hanno confermato né smentito di aver lavorato ad una proposta di legge condivisa e scritta a 4 mani. Le ultime news sulle pensioni 2015 aggiornate ad oggi 26-05 si concentrano dunque sulla proposta Damiano-Baretta ma non possono non tornare alle polemiche post decreto rimborsi, con alcuni membri del governo Renzi ad aver avviato una sorta di 'battaglia ideologica' contro la Corte Costituzionale. Anche il ministro dell'Economia Padoan si è detto deluso per una mancata collaborazione da parte dell'ente terzo chiamato a valutare l'aderenza delle leggi al dettato costituzionale.

Aggiornamenti, novità e ultime news pensioni 2015 oggi 26 maggio: ecco la proposta Damiano-Baretta, il governo Renzi valuta e attacca

Per comprendere sino in fondo la proposta formulata da Damiano e Baretta appare opportuno rifarsi a qualche calcolo. Chi percepisce ad esempio 30mila euro lordi l'anno arrivando dunque a prendere 1660 euro al mese, optando per il meccanismo illustrato in apertura dovrebbe 'accontentarsi' di 1527 euro rinunciando a circa 133 euro al mese. Per chi sceglie invece il pensionamento subito potrebbe valere una sorta di meccanismo disincentivante che lo porterebbe a perdere nell'immediato il 3%. Le ultime news sulle pensioni 2015 aggiornate ad oggi 26 maggio ruotano dunque attorno all'ennesima proposta di riassetto del comparto previdenziale, con Cesare Damiano comunque attento a mantenere l'attenzione alta anche sulle altre proposte di legge depositate in Parlamento: 'La mia proposta, che Salvini vuole sostenere, che consentirebbe ai lavoratori di andare in pensione a partire dai 62 anni, con 35 di contributi e con l'8% massimo di penalizzazione, è attualmente all'esame della Commissione Lavoro della Camera. Mi auguro si arrivi presto ad un obiettivo condiviso'. Nonostante di proposte ne siano state fatte tante una linea comune c'è: ogni ipotesi prevede un anticipo sui tempi dettati dalla Legge Fornero a fronte però di decurtazioni e tagli che agiscono in modo vario e più o meno articolato.



In questi giorni si ragionerà sull'effettiva bontà o meno della proposta congiunta Damiano-Baretta (al riguardo pare che ci sia già stato il si del ministro Poletti), nel frattempo sembrano non volersi placare mai le critiche piovute addosso al governo Renzi per come ha reagito alla sentenza della Consulta. Come risaputo, l'Esecutivo ha deciso di non rendere tutto non prevedendo nulla per chi percepisce le cosiddette Pensioni d'argento (da 3000 euro a salire), cosa che per molti ha dato vita ad uno stato sperequativo inaccettabile. Eppure il ministro per le Riforme Elena Boschi ha recentemente ricordato come la Consulta abbia dato delle indicazioni precise su cosa fare ma non sul come farlo. 'Il dispositivo prodotto dalla Corte non ci obbliga a restituire tutto' ha in particolare ricordato il ministro. Molto più duro il numero uno del MEF Padoan, che avrebbe auspicato maggiore collaborazione da parte della Corte la quale, sempre stando al Padoan-pensiero, avrebbe dovuto dare un'occhiata anche alle conseguenze del proprio pronunciamento. A proposito, giorno 23 giugno ne arriverà un altro sulla possibile incostituzionalità della norma che stoppa il rinnovo dei contratti dei lavoratori pubblici da oltre 5 anni. Dalle parti di Palazzo Chigi tremano già in tanti, il conto da pagare potrebbe essere che più salato e arrivare sino a 18-19 miliardi di euro.