Il nuovo sussidio di disoccupazione Inps, Naspi, è già in vigore dallo scorso primo maggio. Di recente l'Inps ha emanato una circolare, molto attesa, per chiarire alcuni aspetti di questa nuova indennità e permettere a chi ne ha diritto di calcolare gli importi. A differenza dell'Aspi, che richiedeva un'anzianità assicurativa di due anni, Naspi ha come requisito solo che il lavoratore abbia tredici settimane di contribuzione alle spalle, versata negli ultimi quattro anni. La circolare INPS (94/2015) ha però chiarito che non possono essere inclusi nel calcolo i periodi in cui ci sono stati contributi figurativi per malattia, infortunio, cigs e cig (attività sospesa a 0 ore),permessi e congedi per aiutare familiari con handicap gravi.

Chi presenta alcuni di questi periodi cosa deve fare? Beneficia di un ampliamento dei quattro anni di riferimento.

Naspi, Inps e calcolo del periodo di contribuzione

Nel periodo di contribuzione del sussidio di disoccupazione Naspi, vanno quindi incluse tutte le settimane di retribuzione, comprese quelle che si riferiscono alla cosiddetta automaticità delle prestazioni (ex art. 2116 codice civile). Possono quindi essere inclusi, spiega l'Inps, i periodi di contributi:

  • che sono stati versati nel corso del periodo di lavoro;
  • figurativi per maternità obbligatoria;
  • figurativi per congedo parentale;
  • derivanti da lavoro all'estero in paesi della Comunità Europea o ad essa convenzionati;
  • riguardanti i periodi per malattia dei figli da 8 anni in giù per un massimo di 5 giorni nell'arco dell'anno solare.

Naspi e i trenta giorni di lavoro

Bisogna infine ricordare che per avere diritto a Naspi è fondamentale avere trenta giorni di lavoro effettivo nell'arco dell'ultimo anno che precede il periodo di disoccupazione.

Questo a prescindere dal calcolo del periodo di contribuzione. Tutti coloro che hanno compresi nel calcolo dei quattro anni periodi non validi al calcolo, potranno cercare le loro trenta giornate di lavoro in un periodo più ampio.

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