Un significativo passo avanti è stato fatto dal governo sulla riforma Pensioni. Almeno così la pensa il presidente della commissione Lavoro della Camera che in questi mesi è stato col fiato sul collo del premier Renzi e del ministro del Welfare Poletti. "Il tavolo di confronto tra il Governo e i sindacati - ha dichiarato ieri Cesare Damiano, della minoranza del Pd - sul tema delle pensioni è un fatto positivo".
Riforma pensioni 2015, minoranza Pd: positivo tavolo governo-sindacati
L'incontro tra l'esecutivo e le organizzazioni sindacali sul vasto mondo previdenziale, dai rimborsi alle perequazioni, dalla flessibilità in uscita per la pensione anticipata fino alla governance dell'Inps - era stato auspicato e sollecitato dallo stesso Damiano, esponente della minoranza dem che così come sul Jobs act e la riforma della scuola, hanno spesso visioni un po' differenti rispetto a quelle del premier.
E quindi sono necessarie mediazioni non solo con i sindacati ma anche all'interno del partito di maggioranza relativa. Il tavolo di confronto tra il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e i rappresentanti dei sindacati di categoria dei pensionati, secondo Damiano, dà un nuovo corso al dibattito sulle modifiche alla legge Fornero con l'auspicio che la nuova riforma pensioni possa essere ampiamente condivisa e magari apprezzata dai lavoratori che ancora pagano le "ingiustizie" della riforma pensionistica del 2011 che aumentò l'età pensionabile a 67 anni che adesso si punta a ridurre a 62 anni con l'inserimento di elementi di flessibilità che rendano più semplice l'ingresso nel sistema previdenziale.
Pensione anticipata, Damiano: la flessibilità in uscita crea lavoro per i giovani
"Non si è trattato - ha spiegato il presidente della commissione Lavoro parlando del confronto tra governo e sindacati - di un incontro spot. Ma - ha sottolineato il deputato dem - dell'inizio di un dialogo che continuerà a luglio". La prossima riunione al ministero del Lavoro, infatti, è in programma per giovedì 16 luglio.
"È la strada giusta - ha evidenziato Damiano in una nota stampa - perché se non si valorizza il ruolo delle parti sociali - ha aggiunto l'ex sindacalista della Cgil - si dà la stura alle rivendicazioni corporative più ingovernabili". Damiano insiste sul prepensionamento a 62 anni con 35 anni di contributi e penalità decrescenti massime dell'8% sul trattamento pensionistico.
E per questo non si placa lo scontro con il presidente dell'Inps Tito Boeri che considera eccessivamente costosa tale proposta, che se approvata richiederebbe coperture per oltre 8 miliardi di euro. Questa proposta, secondo l'ex ministro del Lavoro, "non può essere liquidata, come ha fatto l'Inps - ha sottolineato Damiano - come un problema di costi che si scaricherebbero sulle giovani generazioni. Al contrario, con la flessibilità in uscita - ha ricordato il parlamentare della minoranza dem - si aiutano i giovani a entrare nel mercato del lavoro".