Ancora due settimane e la Corte Costituzionale si esprimerà sulla costituzionalità della reiterazione dei contratti di supplenza annuale nella scuola che abbiano superato i 36 mesi. E' stata fissata, infatti, per il prossimo 23 giugno la pronuncia della Consulta che è stata richiamata sulla questione dal Tribunale di Roma (ordinanze numero 143 e 144 del 2/05/2012) e dal Tribunale di Lamezia Terme (ordinanze numero 248 e 249 del 30 maggio 2012).
Proprio la Corte Costituzionale aveva chiesto il parere della Corte di giustizia europea sulla base della relazione presentata dal giudice relatore, l'attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
La stessa Corte europea ha appoggiato la tesi della Consulta con la sentenza dello scorso 26 novembre che ha ritenuto incostituzionale la legge 124 del 1999 nella parte in cui non annuncia alcun indennizzo ai docenti che abbiano firmato più contratti annuali di supplenza (cioè i contratti con scadenza fissata al 31 agosto dell'anno successivo a quello della firma). Per di più, tale reiterazione è avvenuta in un periodo di tempo nel quale non è stata indicata una data certa per l'indizione del concorso nella Scuola.
Sentenza Corte costituzionale sulla reiterazione contratti di supplenza a scuola: cosa succederà?
Dunque la Corte Costituzionale deciderà sulla reiterazione delle supplenze così come avvenuto qualche settimana fa per le pensioni.
La strada più ragionevole della sentenza che verrà espressa il 23 giugno è quella di un giudizio additivo rispetto a quanto già deciso dalla Corte di giustizia europea: nei confronti dei circa 2 mila docenti precari investiti della questione dovrebbe essere ipotizzata una qualche possibilità di indennizzo, un risarcimento che è tra l'altro anche atteso nel disegno di legge sulla "Buona scuola" attualmente in votazione al Senato.
In ogni modo, il risultato della Consulta è abbastanza pronosticabile: anche se Mattarella non fa parte più della Corte Costituzionale e, ad oggi, la Consulta è composta di 13 e non di 15 giudici come dovrebbe essere, la sentenza finale non dovrebbe allontanarsi dall'ordinanza dell'attuale Presidente della Repubblica, conformandosi, peraltro, a quanto disposto dalla Corte di giustizia europea nella sentenza del 26 novembre 2014. In tal senso, quest'ultima sentenza rappresenta una riprova degli elementi di valutazione già dedotti dagli stessi giudici della Consulta prima dell'interrogazione fatta ai colleghi di Bruxelles.