La Riforma della Pubblica Amministrazione continua il suo normale percorso legislativo. Dovrebbe essere previsto per oggi, 17 luglio il via libera definitivo, il voto finale. Sembra che sia stata trovata la sintesi definitiva per la parte di riforma che riguarda le universita', soprattutto per quanto riguarda l'accesso ai concorsi futuri ed al voto di ingresso.
Cosa attende il Parlamento
Ci sono da esaminare almeno un centinaio di ODG (ordine del giorno) prima di poter dare il definitivo via libera alla riforma. Punto saliente della riforma sicuramente la modifica degli ordinamenti relativi a tutte le forze di polizia con conseguente soppressione del Corpo Forestale dello Stato.
Molto importante è anche la riforma delle Università e su questo il dibattito è serrato.
La prima bozza del 2 luglio
Il 2 luglio è stato approvato un emendamento che recava disposizioni circa i criteri di accesso ai concorsi pubblici. Con quel provvedimento, si è stabilito che l'accesso ai concorsi pubblici sarebbe stato consentito sempre in base al voto di laurea (come prima della riforma in atto), ma che sarebbe stato importante l'Ateneo dove la laurea è stata conseguita. Sarebbe stata presa in considerazione la classifica degli Atenei più virtuosi secondo i parametri dell'ANVUR, l'agenzia di valutazione universitaria. In base alla sua classifica, avrebbero avuto vantaggi i laureati usciti da una Università rispetto ad un'altra.
L'emendamento fu stato presentato dall'onorevole del PD, Marco Meloni che poi era il relatore della riforma scelto da Governo. L'emendamento, definito razzista e subito al centro di infuocate polemiche, è stato fin da subito censurato dal Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Marianna Madia, che si era detta disposta a rivederlo prima dell'approvazione definitiva.
L'emendamento appena approvato il 17 luglio
Fatto sta, che il Governo ha fatto retromarcia, cancellando di fatto il provvedimento. Anzi, la riforma cancellerà anche il voto di laurea come requisito per essere ammessi ad un concorso. Ed è una piccola rivoluzione, un segnale forte di uguaglianza tra i laureati, anche se poi nei singoli concorsi sicuramente, il voto di laurea darà punti in più ai candidati con voti più alti.
L'emendamento di cui parliamo è del Gruppo del Movimento 5 Stelle. Secondo i promotori dell'emendamento: "Da oggi in poi l'accesso a un concorso pubblico non potrà prevedere l'asticella del voto di laurea conseguito e così si rende giustizia al principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione per la quale ci deve essere la parità di diritto di accesso agli uffici pubblici". Per la verità, la firma del Movimento 5 Stelle non sarà ufficializzata perché l'emendamento proposto dai "grillini" è stato respinto dalla maggioranza di Governo. La stessa maggioranza poi, ha provveduto a ripresentarlo o almeno a ripresentarne parte del contenuto e ad approvarlo sempre a firma di Marco Meloni. Schermaglie politiche come sempre ma fa strano che lo stesso relatore che aveva proposto di inserire un punteggio per l'accesso ai concorsi anche all'Ateneo adesso viri verso l'apertura totale del concorso a tutti. I misteri della vita politica italiana sono infiniti.