Dopo oltre sei mesi di polemiche e serrati confronti tra le associazioni di categoria e con anche un intervento del Ministero del Lavoro, l’Inps cancella le restrizioni in vigore e, come confermato dalla Circolare 142/2015 emessa ieri, è possibile usufruire dell'indennità di disoccupazione Aspi e Mini-Aspi fin dalla prima data utile in seguito all'attivazione dell’Opzione Donna. Questa rappresenta indubbiamente, la novità più importante in materia, poiché, fino all'entrata in vigore delle nuove disposizioni, valevano quelle riportate nella precedente Circolare Inps, la numero 180/2014 emessa lo scorso dicembre, che stabiliva la durata delle prestazioni contro la disoccupazione, determinandone la conclusione al momento della decorrenza della pensione come previsto dalla legge 92/2012.

Proprio in questi giorni sono ripresi i lavori parlamentari sulla settima salvaguardia, con la discussione in Commissione Lavoro della Camera di tre diversi disegni di legge, due presentati dalla Lega Nord e uno dal partito Democratico, che al loro interno contengono anche norme specifiche per la definitiva soluzione dell'Opzione Donna.

Le vecchie norme e i motivi delle contestazioni

Fin dal primo momento dell’applicazione della circolare precedente, erano nate le contestazioni dei sindacati, portate avanti in tutti questi mesi. Questo perché, la circolare non prendeva in considerazione il fatto che in determinate situazioni, come appunto nell'opzione donna e nell'esercizio della totalizzazione nazionale, la normativa prevedeva agevolazioni per le lavoratrici, prevedendo la decorrenza della pensione pur avendo in corso la percezione dell’indennità di disoccupazione Aspi e Mini-Aspi.

L’applicazione delle precedenti disposizioni, imponeval’obbligo per le lavoratricidella restituzione di determinate somme, poiché percepite in periodi temporali privi di reddito a causa della cessazione dell’attività lavorativa, condizione essenziale per percepire l’indennità di disoccupazione.

Brevi cenni sull’Opzione Donna

Aderendo all’Opzione Donna, le lavoratrici dipendenti che hanno maturato 35 anni di versamenti di contributi previdenziali, possono ritirarsi dall’attività lavorativa a 57 anni, che salgono a 58 nei casi di lavoratrici autonome.

In precedenza, prima che la Riforma Fornero diventasse legge, il regime sperimentale Opzione Donna era considerato molto penalizzante, in quanto, prevedeva il calcolo dell’importo del trattamento pensionistico con il sistema contributivo, con la conseguenza di una perdita percentuale importante del valore dell’assegno, che il Governo quantificava nell'ordine del 15-20%, mentre secondo i sindacati la riduzione sarebbe stata ben più alta.

Questo ha portato a numerose critiche sia da parte delle lavoratrici sia da parte dei sindacati, che a gran voce da molti mesi chiedevano l’apertura di un tavolo tecnico al fine di trovare soluzioni che permettessero di limitare le penalizzazioni alle Pensioni delle lavoratrici.