Giù il sipario dopo il 14 agosto e via alle dichiarazioni contrastanti degli addetti ai lavori riprese dagli organi di stampa tradizionali aventi per oggetto la mobilità nazionale dei docenti precari. La peggior riforma della Scuola dal dopoguerra ad oggi riceve un pessimo contributo dagli organi di informazione nazionale, preoccupati maggiormente dello share che di rappresentare la realtà a 360°. Un piano di assunzioni che per Renzi, come scrive Il Messaggero, consentirà a 71.643 docenti la possibilità di realizzare il sogno della stabilizzazione entrando finalmente di ruolo.

In questa informazione è contenuto un tragico errore che distorce completamente la realtà perché la legge 107 non farà in modo che vengano stipulati contratti a tempo indeterminato, ma autorizzerà semplicemente una serie infinita di contratti a termine di validità triennale. Per il M5S queste assunzioni dei docenti sono fittizie.

Falsi storici

Il secondo errore contenuto nell'affermazione del premier viene messo in luce da Marcello Pacifico. Il segretario dell'Anief è stato sempre in prima linea contro quest'assurdo piano di assunzioni. Non si comprende infatti come si possa parlare di 71.643 docenti precari in attesa da anni a svernare nelle Gae quando a presentare la domanda di partecipazione al piano sono stati soltanto i due terzi.

Sono 40mila le domande pervenute che andranno a rinforzare gli organici delle scuole, prova di inammissibilità permettendo. A svelare quasi del tutto il mistero dei 31.643 ci pensa il ministro della pubblica istruzione Stefania Giannini che nel calderone ci mette anche i 29.000 docenti previsti dal decreto Carrozza per normale turn over.

Un vecchio film diceva 'Tutti insieme appassionatamente'.

Reazioni contrastanti

Le polemiche roventi tra docenti ricevono altra benzina sul fuoco per via delle dichiarazioni del presidente dell'associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado, che parla di necessità conseguenti a riequilibrare il rapporto di forze nord sud. Per chi vuole fare questo lavoro, afferma, esistono le ferrovie dello stato.

E' La Stampa di Torino a riportare il pensiero del dirigente, rintuzzato dalle recriminazioni di una precaria del nord laureata e con anni di supplenze alle spalle. Parla così perché non tocca a lui, deve aver pensato, ma subito dopo si tradisce quando afferma di non capire perché un precario del sud debba scavalcarla. Una dichiarazione che non mancherà di scatenare altre polemiche in quella che appare come una guerra tra poveri, abbandonati troppo spesso al loro destino dai sindacati nazionali.