Giuliano Poletti, ministro del Lavoro del governo Renzi, aveva promesso in primavera che la proposta per la riforma delle pensioni 2015sarebbe arrivata entro giugno. Poi, si è verificata la questione dei rimborsi e sembra che l'esecutivo guidato da Matteo Renzi abbia accantonato la possibilità che una riforma del sistema previdenziale possa essere attuata entro l'anno solare in corso. In più, è scoppiato il caso Grecia e bisogna sottolineare un aspetto decisivo: lo scontro tra la UE e il paese ellenico si è avuto proprio sulla riforma delle Pensioni, l'Europa infatti voleva imporre anche alla Grecia una trasformazione della previdenza che richiamava da vicino la legge Fornero.
Insomma, si può parlare di contraddizioni piuttosto forti all'interno del governo Renzi e del Partito Democratico: da un lato, infatti, si rilancia continuamente la possibilità di un intervento che sani le iniquità della riforma delle pensioni Fornero, dall'altro però si rinvia continuamente il momento 'legislativo'.
Renzi, il governo e la riforma delle pensioni per il 2015
Il premier Matteo Renzi sembra essere sempre di più preso tra due fuochi: da un lato, infatti, anche all'interno del suo stesso partito, le voci di dissenso crescono sempre di più e una delle questioni è proprio la riforma delle pensioni 2015(una figura su tutte è ovviamente quella di Cesare Damiano, il quale comunque resta fedele al partito), in questo senso anche l'elettorato, deluso dal Jobs Act e dalla riforma della scuola, si sta allontanando sempre di più e ad allontanarsi, spesso, è proprio l'elettorato 'storico', quello di 'sinistra'; dall'altro va segnalato come l'Europa stia perennemente con il fiato sul collo dell'Italia, non si vuole ripetere un nuovo caso Grecia (e con l'Italia, i problemi per la UE sarebbero ben più 'grossi'), e così il premier sembra essere sempre più disposto a non scontentare Bruxelles e a portare sempre ben fatti i compiti assegnati.
Difficile, dunque, definire quale sia la linea del governo Renzi sul tema della riforma delle pensioni 2015: Giuliano Poletti ha aperto due tavoli istituzionali con i sindacati, ma le uniche risposte che arrivano riguardano la necessità di prendere ancora tempo per portare avanti i necessari studi di preparazione. Le situazioni più calde riguardano ovviamente la possibilità di inserire un meccanismo di flessibilità in uscita: da un lato troviamo le proposte di Cesare Damiano, la Quota 97 e la Quota 100, entrambe giudicate però troppo 'salate' per la spesa che imporrebbero allo Stato, si parla di circa 8-10 miliardi di euro; dall'altro c'è la proposta di Boeri, il passaggio al contributivo, che però rischia di allontanare ancora di più l'elettorato.
Il premier Renzi ha promesso, intanto, un taglio delle tasse di circa 50 miliardi di euro in 5 anni: il pericolo segnalato da più parti è che questo sia l'anticamera per nuovi tagli al welfare state e dunque anche al sistema previdenziale. Le tasse, infatti, servono a pagare i servizi; un taglio alle tasse potrebbe significare un taglio alla scuola, alla sanità (come è già in atto) e anche alle pensioni.
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