Lavorare grazie alla cannabis: no, non è uno scherzo né tantomeno un invito ad assumere condotte illecite, ma si tratta di un settore dai risvolti inaspettati e dalla indubbia profittabilità. A dimostrarlo diffusamente il recente report dell’ArchVIew Market Research, una società americana di investimenti basati sulla marijuana, su sui usi e sui suoi derivati. Si tratta di un giro d’affari del valore complessivo di circa 2,7 miliardi di dollari in un mercato in sempre crescente espansione.
Business della cannabis, in America la prima università online
“A questo punto, è difficile immaginare che qualunque imprenditore serio non si sia chiesto qualche volta quali siano le potenzialità economiche di un simile mercato” afferma numeri alla mano il Ceo di ArchView Group, Troy Dayton. Non è infatti un mistero che dopo la liberalizzazione della marijuana in America le opportunità stiano crescendo esponenzialmente nel giro di pochissimo tempo, tanto che gli States sono oggi il primo paese al mondo dove esiste addirittura un’università della cannabis. Si tratta della Medical Marijuana United, università online volta a dare ai suoi studenti gli strumenti necessari per fare della cannabis la propria occasione di carriera.
Il settore poi, piace molto anche alle donne come dimostra l’attivissimo network di Women Grow, creato appositamente per mettere in contatto tutte le imprenditrici impegnate in questo settore che, nonostante la crisi, sta vivendo un autentico “boom”. Sembrerebbe banale ma l’ente no profit è molto attivo e organizzato, con eventi e conferenze a tema in cui il business della cannabis è l’argomento centrale.
Del resto non c’è troppo da stupirsi se si guardano i numeri. Il caso del Colorado, primo stato Usa a legalizzare l’uso ricreativo della marijuana, lo scorso anno ha avuto un fatturato nell’industria di circa 700 milioni di dollari (senza contare gli introiti indiretti legati al turismo) e questo 2015 dovrebbe superare il miliardo di dollari.
Marijuana in Italia, lo stato dell’arte
Certo, stiamo parlando dell’America (anche se in passato, non ce lo scordiamo, è stato lo stesso paese che ha avuto la politica più repressiva e maggiormente impegnata nella lotta alla marijuana) ma anche nel nostro paese qualcosa ha iniziato a muoversi. Proprio di recente infatti un intergruppo parlamentare formato da circa 200 deputati appartenenti ai partiti più disparati ha avanzato una proposta di legge per la liberalizzazione della cannabis. Anche se siamo lontani dal modello americano e anche se la realizzazione di tale progetto potrebbe essere inattuabile nel breve periodo nel nostro paese si tratta comunque di un notevole passo avanti rispetto al clima criminalizzatorio che ha imperato negli scorsi anni (maggiori info su cannabislegale.org).
Sul piano della coltivazione della cannabis del resto l’Italia vanta una lunga tradizione ripresa in mano proprio in tempi recenti, grazie ad AssoCanapa che sul territorio italiano ha raggiunto lo scorso anno 1.000 ettari di coltivazioni sfruttando terreni abbandonati da anni e che ora danno l’opportunità di lavoro a diverse aziende agricole. A questo proposito tranquillizziamo subito i professionisti: si tratta di una varietà industriale con una quantità di principio attivo millesimale, che viene impiegata nei settori alimentari, terapeutici, tessili e della bioedilizia. Si tratta di un business totalmente ecosostenibile ma che non ha nulla a che vedere con il lucroso mercato della marijuana americana.