La riforma delle pensioni entra nel periodo caldoe si comincia a delineare un quadro più preciso circa le volontà del Governo. Qualsiasi ipotesi di riforma che gravi eccessivamente sulle derelitte casse dello Stato non sarà presa in considerazione. Tutto il parlare di questi ultimi mesi su quote, flessibilità in uscita, pensione anticipata e così via, oggi si scontra con la dura realtà, situazione per la verità già prevedibile. I diktat di Bruxelles, le clausole di salvaguardia e la promessa di abbassare le tasse fatta da Renzi, mettono il Governo di fronte ad un muro.

Riformare la rigida Legge Fornero sulle Pensioni, se deve essere fatta, deve essere a costo zero, o quantomeno a costi limitati, oppure a spese totalmente dei pensionati.

Le proposte Damiano/Beretta e quota 100

Tutto questo è stato dichiarato ieri proprio dal Premier che ha confermato la ferma volontà dell’esecutivo di predisporre la riforma delle pensioni. La parola 'costo zero' comunque sottintende il tramonto definitivo delle proposte targate Damiano, cioè quella con penalizzazioni crescenti per ogni anno di uscita anticipata, formulata con il Sottosegretario Beretta e quella chiamata quota 100 in relazione ad età e contributi versati. Queste due vie, che sono state apprezzate dalla maggior parte dell’opinione pubblica e dei pensionati o futuri tali, presentavano il difetto dei conti pubblici.

I costi di una eventuale operazione che permetta di andare in pensione con il raggiungimento della quota 100 costerebbe allo Stato oltre 10,5 miliardi. Di poco più economica la spesa prevista per la flessibilità con piccole penalizzazioni ogni anno di anticipo, che costerebbe oltre 8,5 miliardi. Ma stando alle parole del Premier, queste proposte saranno bocciate inevitabilmente .

E adesso cosa bisogna aspettarsi?

Sulla questionerimane aperta la proposta dell’INPS, quella del suo Presidente Boeri, che proprio ieri ha rimarcato come la sua proposta non preveda un taglio di pensione del 30% che graverebbe su chi decidesse di anticipare l’uscita dal lavoro. Sembra di essere tornati al punto di partenza e questo lascia non pochi dubbi circa i tempi di attuazione di una eventuale riforma.

Se è vero che la presentazione della prossima Legge di Stabilità è prevista per il 15 ottobre, sarà difficile che la riforma del sistema previdenziale e la conseguente eliminazione della aspra riforma Forneropossa essere inserita nel principale atto finanziari del Governo. Probabilmente si interverrà successivamente con una manovra a se stante e non necessariamente entro fine anno. La complessità dell'operazione lascia pochi dubbi al riguardo, sicuramente se ne riparlerà a 2016 inoltrato. Nel frattempo l’età per andare in pensione si impennerà ulteriormente dal 1° gennaio del nuovo anno. Dal 2016, in virtù dell’aumento delle aspettative di vita, si andrà in pensione a 66 anni e 7 mesi, perdendo ulteriori 4 mesi rispetto al 2015.

Anche i contributi necessari per passare dal lavoro alla pensione in via anticipata ormai sfioreranno i 43 anni di effettiva contribuzione (42 anni e 10 mesi). Andrà peggio alle donne lavoratrici nel settore privato che se oggi potevano uscire a 63 anni e 9 mesi, da gennaio si vedranno passare il limite a 65 anni e 7 mesi.