“Volevo sfruttare l’opzione donna. In teoria, secondo la legge ho i requisiti, ma in pratica secondo l’Inps non ci rientro": a dichiararlo è Ida Zautzik, intervenuta questa mattina alla trasmissione televisiva "Mi manda Rai 3" in rappresentanza delle aderenti al Comitato Opzione donna. "L’opzione prevedeva che le donne potessero scegliere liberamente di andare in pensione con 57 anni e 35 di contributi se dipendenti, 58 anni e 35 di contributi se autonomi. Poi sono subentrate due circolari dell’Inps uscite nel 2012, che hanno praticamente stravolto la portata della legge, riducendola per i dipendenti di 3 mesi di aspettativa di vita e 12 mesi di finestra.

Per gli autonomi addirittura arriviamo a 21 mesi e la decorrenza della pensione deve essere entro il 31/12/2015".

Pensioni opzione donna, le lavoratrici puntano alla Class Action

Stante la situazione, appare chiaro che il procedimento aperto presso il Tribunale del Tar laziale sembra destinato a proseguire, nonostante le lavoratrici avessero più volte auspicato una soluzione amministrativa della vicenda. Una conclusione che sembrava ormai scontata verso l'inizio di settembre, visto l'accordo politico trasversale raggiunto; purtroppo la riunione in Commissione lavoro alla Camera avvenuta lo scorso 9 settembre ha dato un inaspettato esito negativo. Di fatto, la situazione di stallo è rimasta ancora irrisolta."In pratica nessuno ha più potuto fare la domanda" ha spiegato Ida Zautzik.

"Queste circolari sono state dichiarate contra legem sia dalla Commissione lavoro della Camera che del Senato. Martedì c’è l’udienza al Tar, perché abbiamo fatto ricorso visto che non c’è la volontà politica di proseguire”.

Uscite anticipate, per la Cgil l'Inps otterrà risparmi dal pensionamento contributivo

Durante la stessa trasmissione si è registrato anche l'intervento di Fulvia Colombini, sindacalista Inca Cgil, che ha sottolineato le richieste rivolte al Governo.

"Ormai le donne sono bloccate dall’anno scorso perché 12 o 18 mesi di finestra vuol dire che i requisiti devi averli maturati già nel 2014. Noi chiediamo di togliere i 3 mesi di aspettativa di vita e i 12 - 18 mesi di finestra. Allora si riaprirebbe la possibilità per molte donne che ne hanno bisogno di andare in pensione”.

Anche sul tema dei costi la Cgil appare in disaccordo con chi ritiene che vi sia un problema di coperture: "noi abbiamo fatto delle simulazioni. I costi sono calcolati come se tutte le donne uscissero contemporaneamente. Se una donna esce con l’opzione donna 5 anni prima c’è il costo nell'immediato. Se però questa donna vive come la speranza di vita ci dice, con la decurtazione del 30% della pensione, non solo si azzera il costo iniziale ma alla fine ci guadagna l’Inps. Quindi" conclude la rappresentante delle lavoratrici"i conti vanno fatti in prospettiva, perché con un sistema previdenziale non si ragiona di anno in anno ma per decenni".

E voi, cosa pensate delle ultime dichiarazioni riportate in merito alla situazione dei mancati pensionamenti con l'opzione donna?

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