Siamo arrivati agli inizi di settembre ed è probabile che già a partire da questa settimana si riaprano i cantieri per la riforma delle pensioni 2015 da inserire all'interno della legge di stabilità 2016. Le discussioni in questa torrida estate sono state molte e il balletto delle posizioni è stato particolarmente complesso, anche se a mancare è stato soprattutto il governo Renzi e lo stesso premier non è intervenuto in maniera concreta su quale linea l'esecutivo debba prendere. Quello che è sembrato chiaro, almeno fino a questo punto, è che se si vuole la flessibilità in uscita rispetto ai criteri della riforma delle Pensioni Fornero, allora devono esserci delle penalizzazioni.
Il sottotesto di questa discussione può essere riassunto in questi termini: è finita l'epoca delle pensioni 'alte', ed è iniziata l'epoca in cui dovrà essere il cittadino a dover affrontare i rischi della vita. La strada è quella indicata dall'Europa: il tagli alla spesa sociale sono l'unica via per l'uscita dalla crisi (anche se i risultati dell'austerità, fino a questo momento, sono stati particolarmente scarsi) e la previdenza è un fardello troppo gravoso per gli Stati.
Penalizzazioni e flessibilità: ultime news sulla riforma delle pensioni 2015 del governo Renzi
L'ultima ad intervenire sulla questione della riforma delle pensioni 2015 è stata Elsa Fornero, colei che ha redatto la precedente normativa, quella che ha prodotto il fenomeno (non risolto ancora) degli esodati e dei lavoratori precoci.
Anche per l'ex ministro si tratta di riformare la previdenza e anche per l'ex ministro si tratta di farlo mediante il meccanismo delle penalizzazioni: se Damiano ipotizzava un 2% per ogni anno di anticipo, per la Fornero si tratterebbe di alzare l'asticella almeno al 3,5%. Il governo Renzi, intanto, sembra allontanarsi dal Piano Boeri, bocciato anche dalla stessa Fornero, e sembra essere molto attento alle indicazioni che giungono dall'Europa: è da ricordare il fatto che l'Italia è sempre sotto stretta osservazione, qualsiasi manovra economica (come la legge di stabilità, ex legge finanziaria) dovrà essere analizzata dall'Europa prima di avere il via libera.
Le indicazioni che arrivano da Bruxelles sono chiare e possono essere riassunte in questi termini: 'fate tutte le riforme che ritenete opportune, basta che la spesa sociale non aumenti'. E così sembrano essere bocciate in partenza le proposte di Damiano: Quota 97 e Quota 100 perché prevedono una spesa compresa tra gli 8 e i 10 miliardi di euro.
Matteo Renzi non interviene se non per sottolineare come non verranno toccate le pensioni d'oro (categoria quanto mai evanescente), ma sul tema flessibilità e riforma strutturale delle pensioni per il 2015-2016 sembra prendere ancora tempo. La strada sembra però essere già segnata: la riforma delle pensioni, se riforma ci sarà, prevederà penalizzazioni più o meno pesanti (e lì si vedrà il 'gioco' politico) e probabilmente si rinforzeranno e (forse) faciliteranno i fondi per le pensioni integrative. In poche parole, il lavoratore di oggi dovrà cominciare a capire che il suo futuro non è assicurato e che conviene correre ai ripari molto presto.
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