Un vero e proprio record di studenti stranieri bocciati nel 2014 perché non sanno l'italiano. E la discussione si sposta sull'eterno dubbio: meglio classi di soli studenti stranieri che possano adottare programmi specifici per imparare o approfondire la lingua prima di affrontare le altre materie oppure continuare con le classi miste che assicurerebbero sì maggiore integrazione, ma andrebbero a penalizzare l'apprendimento degli studenti italiani che non hanno bisogno di potenziare la grammatica dai livelli di base e la comunicazione?

La Buona scuola di Renzi nonha indicato la strada maestra.

Ha preso una scorciatoia di mezzo che non risolve il problema: i docenti, nella valutazione, dovranno avere un occhio di riguardo alledifficoltà linguistiche. Quasi un 6 politico, insomma. Basterà valutare l'impegno?

Studenti stranieri: quanti sono nella scuola italiana e le difficoltà di apprendere la lingua

I dati alla base delle argomentazioni ci sono tutti. Il quotidiano Libero riprende le cifre del ministero dell'Istruzione riguardanti il 2014. La Scuola italiana è sempre più cosmopolita: il 9% del totale degli studenti (803 mila) ha cittadinanza non italiana. Si tratta, soprattutto, di alunni romeni (154.621), albanesi (107.847) e marocchini (101.176). Più di un terzo del totale frequenta scuole della Lombardia (quasi 200 mila) e dell'Emilia Romagna (oltre 93 mila).

Il problema è che questi studenti hanno notevoli difficoltà di apprendimento. Faticano a stare al passo con le lezioni e i dati del rapporto Ismu confermano che i ripetenti tra gli studenti stranieri sono altissimi e accentuano le divergenze con gli alunni italiani, in tutte le tipologie di scuole, principalmente negli istituti superiori e nei primi anni di corso.

Buona scuola di Renzi: poche risorse, la soluzione è gonfiare i voti

Di fronte a queste difficoltà, le prese di posizioni sono opposte: Matteo Salvini vorrebbe un tetto massimo al numero di studenti stranieri per ogni classe, altri vorrebbero classi di soli stranieri per affrontare i problemi della lingua. L'integrazione seguita dal Governo Renzi, invece, è un "bel parlare" a fronte del quale è stato stanziato appena 1 milione di euro per "programmi didattici di riallineamento", per laboratori di lingue per far fronte al preoccupante tasso di ritardo didattico, oltreché pedagogico.

Messa su questi termini, la Buona scuola del Premier avrebbe dovuto preoccupasi, in primo luogo, di evitare che, nel tentativo di far pareggiare chi si trova indietro, si trascuri il progredire didattico di tutti. Ma la riforma scolastica va nella direzione opposta. Al punto 4 del documento dedicato "Diversi da chi" si propone di adattare programmi e valutazioni degli studenti stranieri alle difficoltà di apprendimento e di derogare alle procedure standard con una maggiore flessibilità e tolleranza sui voti. E quindi i docenti come devono comportarsi quando devono valutare scritti, interrogazioni, promozioni e bocciature?

Assunti scuola fase C: e se venissero utilizzati per il potenziamento delle attività linguistiche e pedagogiche?

La strada della Buona scuola è quella più breve, ma anche quella più fallimentare: gli studenti stranieri non migliorano e quelli italiani vengono penalizzati. O si rafforzanodavvero le attività linguistiche e pedagogiche degli alunni stranieri, e le immissioni in ruolo della fase C del potenziamento possono rappresentare la soluzione più adeguata, oppure l'integrazione rimarrà solo una bella idea.