I dati statistici sull’utilizzo della tecnologia in classe non sono particolarmente positivi: computer, connessioni di rete, device, hardware e software stanno invadendo le scuole, ma il loro utilizzo non va di pari passo con la didattica.

Dallo studio dell’Ocse pubblicato dal quotidiano “La Stampa” è risultato che le nuove tecnologie non portano a risultati pregevoli per quanto riguarda le conoscenze linguistiche o quelle legate alle discipline delle scienze e della matematica. Anzi, l’utilizzo massiccio del computer a Scuola porta, paradossalmente, ad esiti peggiori rispetto a chi ne fa un uso limitato.

Pc a scuola: in Italia il 66,8% delle classi lo utilizza, ma non è questione solo di numeri

Ma le opportunità della rete non possono essere racchiuse solo in questa conclusione dell’Ocse che esclude potenzialità sorprendenti. Se è vero, infatti, che il 66,8 per cento degli alunni delle scuole italiane utilizza il pc a scuola contro una media dei Paesi europei che è del 72 per cento, il problema non si può racchiudere nella quantità di strumenti elettronici utilizzati ma, piuttosto, nell’organizzazione didattica che sta alla base.

Tecnologia in classe: l’esperimento vincente del Liceo Lussana di Bergano

E’ il caso di una scuola di Bergamo, il Liceo Lussana, dove già da anni, la professoressa Bardi è riuscita a conciliare l’utilizzo del tablet e del pc in classe con una vera e propria rivoluzione didattica.

Non si utilizzano più banchi e cattedre, gli alunni studiano in gruppi con il tablet, raggiungendo traguardi trasversali alle varie materie, lavorando su progetti che possono essere condivisi sul cloud e accostando la valutazione dei docenti allapropria.

In questo modo gli studenti sono i primi attori della rivoluzione didattica: coinvolti adeguatamente in una pedagogia inedita, possono lavorare in condivisione, fare ricerche, confrontarsi con gli alunni delle altre classi tramite chat ma, allo stesso tempo, consultare libri cartacei.

Perché il digitale non va a prendere il posto del tradizionale, ma lo completa.

Insomma, al giorno d’oggi i docenti e il personale della scuola dovranno partire da un’altra prospettiva: non si può più fare scuola e insegnare come si faceva una volta. Non si può fare a meno della tecnologia, del computer, degli smartphone e dei tablet.

I risultati, fa sapere La Stampa, non sono tardati ad arrivare: in Lombardia i maturandi con questo nuovo metodo didattico sono tra i migliori.

Già trecento scuole si stanno adeguando a questo nuovo metodo che è conosciuto come “Tablet school”, promosso dall’associazione “Impara digitale”, ma convenzioni e partnership, anche con i grandi marchi dell’elettronica, stanno nascendo in tutta Italia. La strada, dunque, è stata tracciata: ora toccherà a studenti e docenti portare avanti la nuova didattica.