La fase C della Scuola prevede che non vengano contati gli alunni delle scuole dell'infanzia per la determinazione dell'organico di potenziamento. Non accettano questa regola i dirigenti scolastici che appartengono all'Andis, associazione nazionale dirigenti scolastici, che hanno fatto notare come tutto ciò potrebbe tradursi in un vero e proprio disagio per gli istituti comprensivi. Questi ultimi, oltre alle scuole secondarie di primo grado e alle primarie, comprendono anche le classi di scuola dell'infanzia. Secondo l'Andis, il calcolo complessivo dei docenti che ogni scuola avrà con la fase C dovrebbe essere determinato anche tenendo conto di questo altro fattore.

Cosa dice la legge

La legge 107 sulla Buona Scuola stabilisce che, con la fase C delle assunzioni, ogni istituto scolastico sarà dotato di docenti in più destinati a formare l'organico di potenziamento, che si occuperà di ampliare l'offerta formativa. Ogni istituto avrà dai 3 agli 8 insegnanti in più. Si tratta di risorse aggiuntive che saranno assegnate tenendo conto di vari fattori, fra i quali anche il numero complessivo degli alunni di ogni scuola, ad eccezione di quelli frequentanti le classi dell'infanzia, per i quali, invece, non sono previste al momento forme di potenziamento.

Le lamentele dei dirigenti

Il consiglio nazionale dell'Andis ha fatto notare che escludere gli alunni delle scuole dell'infanzia dal calcolo costituisce un grande errore.

Secondo l'associazione nazionale dirigenti scolastici, potrebbero essere penalizzati gli istituti comprensivi oltre che i circoli didattici. In queste tipologie di istituti, infatti, l'utenza di scuola dell'infanzia inciderebbe in media per il 20-40% del totale. Proprio per questo l'Andis invita il Miur a rivedere le proprie posizioni riguardo alla questione, per evitare che avvengano discriminazioni tra le tipologie di scuola, che non rientrano affatto nelle intenzioni della norma. A fare questo appello sono stati i dirigenti riunitisi a Roma il 25 e il 26 settembre.