I primi effetti distorsivi della riforma scolastica che privilegia i privati si sono verificati nella Scuola dell'infanzia di Empoli. Alla 'Peter Pan', questo il nome del plesso scolastico della cittadina toscana, sarebbe stata consegnata una lista con l'occorrente da acquistare alle famiglie dei bambini empolesi. La cronaca del Tirreno parla di celebri marche di colla e pennarelli reclamizzate all'interno della lista del corredo scolastico consegnata ai genitori. Ma ciò che sorprende è il comportamento della dirigente scolastica che assicura di non saperne niente e di essere convinta che sia tutta colpa delle maestre.

Ma se una pubblicità entra in una scuola, come ha avuto ad osservare un genitore, non è possibile che la responsabilità venga addossata a chi la riforma la subisce e la contesta in ogni circostanza pubblica.

Pubblicità e nemmeno tanto occulta

Ciò che è successo ad Empoli inevitabilmente sarà oggetto di aspre critiche da parte dell'opinione pubblica, sia che si stia dalla parte delle famiglie sia che si stia tra gli insegnanti. L'articolo del tirreno descrive la circostanza nella quale sono state consegnate le disposizioni di preparare due sacchi distinti per i bambini: uno con la descrizione degli indumenti da portare e l'altro con il necessario per dormire come cuscini, copertine e lenzuoli. Sotto al disegno del lenzuolo campeggia in bella vista la pubblicità di un negozio di intimo e abbigliamento, sponsorizzazione che ha sgomentato i genitori che hanno riscontrato i primi disguidi del sistema di valutazione e ora criticano questa iniziativa definendola completamente assurda e fuori luogo.

La dirigente ignara

È stato contestato fortemente l'uso della pubblicità di una nota marca di pennarelli in quanto diseducativo. Non tutti si possono permettere simili spese, affermano i genitori della Peter Pan di Empoli, quando basta semplicemente dotare i figli del necessario senza andare sulle marche famose. Questa protesta ha spiazzato Barbara Zari, prosegue il Tirreno, la direttrice scolastica della scuola d'infanzia in oggetto, asserendo di non saperne niente e di essere contraria a questo genere di pubblicità. In conclusione si dimostra convinta che si tratti di una iniziativa delle maestre non concordata con lei. Il contrasto alla legge 107 si sposta ora sul campo del marketing.