Anche questo 2015 sarà un Natale da ricordare per i docenti precari. Purtroppo però il ricordo sarà amaro visto che per molti sarà una ricorrenza senza soldi. Niente regali di Natale o anche solo bollette da pagare: nei casi più estremi ci si rivolge addirittura alla Caritas. Un Natale senza stipendio, all’insegna della precarietà, in alcuni casi condita dall’ulteriore beffa di una tredicesima da un euro. A dare l’allarme di una situazione che oltrepassa l’inverosimile sono le associazioni di categoria, Cisl Scuola e Flc Cgil, supportati da un’ondata roboante di polemiche sollevate da chi la situazione la vive sulla propria pelle.

A far montare ulteriormente la rabbia, denunciano i diretti interessati, ci sarebbe anche una bella cartolina d’auguri dalla ministra Giannini, unica comunicazione ricevuta dal Ministero.

Supplenti senza stipendio: a Natale, sotto l’albero solo precarietà

Verrebbe da pensare che si tratti di casi piuttosto isolati, marginali, di ingiustizie tanto gravi quanto circoscritte: ma le cose non stanno affatto così. Questa situazione paradossale affligge infatti circa 25-30 mila supplenti in tutta Italia, e i numeri potrebbero essere anche più alti. Le motivazioni? Sempre le stesse: lungaggini burocratiche e problemi finanziari. Se da un lato infatti l’amministrazione si ostina a non assicurare regolarità delle liquidazioni per il fabbisogno necessario, dall’altro ci sono le segretarie e il sistema informatico, costretti a fare i conti con carenze di personale e moli di lavoro esagerate.

Miur: dopo il precedente, la promessa da marinaio (e tredicesime beffa)

Una situazione simile si era già manifestata in autunno quando gli stipendi per le mensilità di settembre e ottobre sono stati sbloccati solo a seguito di un’emissione straordinaria a metà novembre, con la timida rassicurazione che tale situazione non si sarebbe ripetuta a fine anno.

Neanche a dirlo, l’aspettativa è stata nuovamente disattesa. Lena Gissi del nuovo segretario generale Cisl Scuola, denuncia casi limite di alcuni presidi e segreterie che hanno dovuto anticipare gli stipendi dovuti di tasca propria. “Sappiamo di gente che si è rivolta alla Caritas. Ma parliamo di docenti qualificati, non di barboni” ha poi aggiunto.

A rincarare la dose poi anche la beffa: ad alcuni docenti è stata infatti recapitata una tredicesima di un euro, completamente “mangiata” dalle trattenute. Dal Ministero assicurano che la situazione verrà risolta e il dovuto restituito. Ancora una volta insomma, per i docenti precari italiani, non resta che pregare.