“Economia fino all'osso”; ricordate chi fu a pronunciare questa frase? Si tratta dell'illustre predecessore dell'attuale ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, già ministro delle Finanze del Governo Rattazzi. Stiamo parlando di Quintino Sella, il segretario generale della Pubblica Istruzione del 1861 che si rese celebre per questa affermazione in un'epoca storica nella quale lo Stato appena riunificato aveva troppi debiti e bisognava tornare al pareggio di bilancio. Corsi e ricorsi storici della filosofia di Giambattista Vico che l'attuale premier Matteo Renzi ha reso possibili con la sua politica filo-Ue.
Ma a pagarne il costo sono i docenti supplenti che, come descritto in un articolo pubblicato da Il Corriere della Sera, per mangiare si sono rivolti alla Caritas.
I supplenti senza soldi
Due mesi senza stipendio hanno costretto migliaia di docenti supplenti a fare la fila alla Caritas per un pasto caldo e a chiedere un prestito ai sindacati per pagare le bollette. La dignità calpestata da un governo miope sul problema del precariato, tutt'altro che eliminato come dimostrano le cifre snocciolate dalla Flc Cgil che parlano di circa 25/30 mila contratti a termine stipulati per mandare avanti la Scuola nonostante la riforma scolastica, ha prodotto questa triste e ignobile realtà. Se il senso della riforma scolastica era questo allora, come diceva un celebre ciclista degli anni '40 (Gino Bartali, cit.) allora “l'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare”.
Storie di ordinaria tristezza
Si ripete il consueto copione delle festività natalizie con il ritardo di pagamento degli stipendi ai supplenti che quest'anno è stato causato dal cambiamento del meccanismo di pagamento. Da quest'anno sono le scuole ad inviare al MEF gli elenchi delle buste paga da liquidare ma fino adesso di soldi nei conti correnti dei docenti non ce n'è manco l'ombra.
Il Miur assicura di aver dato il via libera ma su NoiPa sono in tanti a vedere la stringa che recita mancanza di fondi disponibili.Si attende adesso l'emissione speciale ma il saldo verrà erogato solamente alla fine dell'anno. E così si contano gli spicci per integrare ciò che serve a fare benzina e recarsi al lavoro a scuola. Per mangiare tutti alla Caritas. La verità sul piano di assunzioniè anche questa: risparmiare fino all'osso pesando sulle spalle dei precari.