I pensionati di vecchia data e gli esperti del settore Pensioni continuano a chiamarla “scala mobile”. Stiamo parlando dell’adeguamento annuale che le pensioni ottengono in base all’aumento del costo della vita secondo gli indici Istat. Nel 2015, l’inflazione presunta si attestava allo 0,3%, mentre quella effettiva è dello 0,2%. Gli effetti di questa situazione si avranno con le pensioni in pagamento dal 1° gennaio.
Bisogna dare soldi indietro?
Adire il vero, tra inflazione presunta ed effettiva, ogni anno le cifre non coincidono, ma gli effetti per i pensionati non vengono avvertiti.
Infatti, anche a gennaio 2015 ci si trovava in una situazione identica, con un tasso di inflazione più basso di quello previsto. I pensionati, però, il 1° gennaio 2015 hanno ottenuto lo stesso lo scatto per la perequazione perché anche per tutto il 2015 si aspettava un tasso di inflazione più alto. Quest’anno, però, il problema si fa reale perché, secondo i dati dell’Istat sulla inflazione 2016, cioè sull’aumento del costo della vita, il tasso sarà uguale a zero. In parole povere, la vita non costerà niente di più di quanto costava nel 2015. In definitiva, non potendo aumentare le pensioni in virtù di un caro vita presunto per il 2016, i pensionati, il 1° gennaio, non avranno neanche un euro di più di quanto prendevano l’anno precedente.
Anzi, visto che sempre in via presunta, dal 1° gennaio avevano percepito una somma aggiuntiva per un'inflazione maggiore di quella reale, saranno tenuti a dare indietro lo 0,1% di quanto percepito in più.
Vale anche per le pensioni interessate dal blocco Fornero?
Sempre sul tema della perequazione, la sentenza della Corte Costituzionale sul blocco biennale delle pensioni volute dal binomio Monti-Fornerocontinuerà a sortire effetti dal 2016.
La sentenza che ha prodotto ad agosto il famoso bonus una tantum per le pensioni tra le tre e le sei volte il minimo, di fatto, ha sbloccato gli adeguamenti per quelle pensioni. Dal 1° gennaio, questi pensionati si troveranno una ventina di euro in più di quanto percepito fino a dicembre proprio per via della sentenza. L’inflazione che non salirà per il 2016, su questi assegni influirà poco perché gli aumenti previsti non sono relativi all’aumento 2016, ma sono una sorta di parziale restituzione di quanto hanno perso negli anni di blocco. Naturalmente, se l’inflazione del 2016 sarà davvero pari a zero, come l’Istat ha detto in via previsionale, nel 2017, continuando questo trend, nessun euro in più sarà concesso anche a loro.