Il nuovo anno appena iniziato porta con sé alcune problematiche relative all’universo del lavoro Statale. I lavoratori del pubblico impiego, i cosiddetti statali, stanno aspettando ancora che i contratti vengano aggiornati per via della sentenza della Consulta contro il blocco della Legge Fornero. Poi abbiamo la riduzione dei comparti (voluta dall’allora Ministro Brunetta), che deve essere ancora ratificata, ed una riforma delle PA che, decreto dopo decreto, sta per essere definitivamente approvata. Ma molti cambiamenti sono già definitivi per questa grande branca di lavoratori e soprattutto sulle Pensioni.

Incrocio tra Riforma Madia e Legge di Stabilità

Prima parlavamo della Riforma della Pubblica Amministrazione a cui sta incessantemente lavorando il Ministro Madia. Il Mondo delle PA però non può non essere toccato dalla manovra Finanziaria in vigore dal 1° gennaio, perché i provvedimenti della nuova Legge di Stabilità cambiano anche alcune cose per gli Statali. Nella manovra del Governo Renzi, un provvedimento particolare è lo stop alle penalizzazioni per le pensioni anticipate, cioè su quelle che per via del raggiungimento della quota contributiva necessaria, consentono l’uscita prima dei 62 anni. In parole povere, nessun 2% in meno sarà erogato ai pensionati che, avendo raggiunto i 42 anni e 10 mesi di contributi, scelgono di andare in pensione anche prima del 62° anno di età.

Ma non era già così?

Lo stop alla riduzione di assegno, valido fino al 31 dicembre 2015, offre una nuova possibilità agli Enti ed alle Amministrazioni Pubbliche, cioè quello di collocare in pensione il dipendente, in maniera forzosa, anche senza il consenso del lavoratore. La riforma Madia, già con un decreto del 2014, aveva consentito alle PA di poter collocare in maniera unilaterale, il lavoratore in pensione non appena avesse raggiunto il requisito minimo per l’uscita anticipata.

Il decreto 90/2014, concedendo questa eventualità, aveva messo alcune limitazioni, tra cui, la più importante, era proprio quella sulle penalizzazioni. In parole povere, l’Amministrazione Pubblica, poteva collocare forzatamente in pensione il lavoratore solo se questi, non era penalizzato economicamente. Cancellata la penalizzazione è stato eliminato anche questo paletto.

La Pensione per gli Statali nel 2016, cosa cambia?

Quindi, alla luca di tutto questo, nel 2016 la pensione per i lavoratori del Pubblico Impiego, in linea generele, per quella di vecchiaia, resta a 65 anni per chi ha raggiunto i requisiti prima della fine del 2011. Per coloro invece che li raggiungono a partire dal 1° gennaio 2012, l’età necessaria è fissata in 66 anni e 3 mesi, sempre che non abbiano anche il requisito per la anticipata. In questo caso si può continuare ad usufruire dell’anticipo a 65 anni. Per l’anzianità invece, la cosiddetta pensione anticipata, necessari 40 anni di contributi se raggiunti entro fine 2011 e 42 anni e 10 mesi per gli anni successivi. Nessun vincolo per il trattenimento in servizio che non può essere più concesso a meno che non serva per far raggiungere al lavoratore il requisito minimo dei 20 anni di servizio. L’età massima che può essere concessa al lavoratore dopo il raggiungimento delle soglie previste, è 70 anni.