Le criticità del nuovo concorso scuola 2016sono molte e continuano a spuntare nuove considerazioni e riflessioni intorno alle procedure: la discussione verte soprattutto sui programmi e le prove, il Miur non ha fornito una richiesta ‘chiara’ di ciò che si deve sapere per la prova scritta, e non ha chiarito quale siano le tipologie di domande che verranno poste – le ipotesi dei precari sono molto varie, la più probabile è che si richieda con quali strumenti pedagogici e didattici si intende organizzare una lezione su un qualsiasi argomento afferente alla propria disciplina (secondo i diretti interessati, il timore di un programma immenso, diffusosi dopo le bozze, si è trasformato in realtà).

Nel frattempo, l’onorevole Pittoni della Lega Nord ha sollevato anche un’altra questione, quella della valutazione e dei commissari che entreranno nelle commissioni giudicatrici. Il pericolo è soprattutto l’inesperienza, oltre il timore della pratica italiana della ‘raccomandazione’.

Valutazione e commissari nel concorso scuola 2016

Le contraddizioni sollevate da Pittoni sono molte e riguardano una serie di aspetti: in primo luogo, si critica la scelta di escludere dalla partecipazione al concorso scuola 2016i non abilitati, i laureati ante-2001 e, soprattutto, gli abilitandi che nel giro di pochi mesi dovrebbero acquisire il titolo; in secondo luogo, la distribuzione dei posti prevista dal Miur non potrà essere rispettata a causa della mobilità straordinaria prevista per il 2016/2017; infine, la questione della valutazione e delle commissioni: potranno essere commissari soltanto coloro che vantano almeno 5 anni di ruolo nelle scuole.

Quest’ultimo punto non è di poco conto, secondo Pittoni: un docente che non ha partecipato al concorso Scuola 2012 e che, molto probabilmente, non è così interno alle questioni metodologiche, pedagogiche e didattiche (la svolta ‘metodologica’ è legata soprattutto alla nascita del TFA nel 2013), come potrà giudicare e valutare i propri futuri colleghi?

Non c’è il rischio che chi valuta ne sappia meno di chi sarà valutato? Su questo punto, poi, si potrebbe anche innestare un’altra polemica sollevata dai docenti precari: dal momento che la metodologia è una scelta individuale (sulla base di teorie, ma individuale in nome della libertà di insegnamento), quali saranno i criteri oggettivi nella valutazione?

Il pericolo è quello tutto italiano del ricorso alla raccomandazione: si tratta, del resto, secondo i diretti interessati, di una vera e propria roulette: chi è dentro sarà dentro, chi è fuori sarà fuori. Per aggiornamenti, cliccate su ‘Segui’ in alto sopra l’articolo.