Nella giornata di oggi si è tenuta un’audizione del Ministro Giannini in Commissione Cultura e si sperava che sarebbero stati sciolti tutti i nodi più importanti che restano ancora in sospeso prima della pubblicazione dei bandi del concorso Scuola 2016 ma le dichiarazioni sono sembrate vaghe. La giornata del 12 febbraio, invece, vede la manifestazione presso le Prefetture dei Comuni capoluogo da parte dell’eterogeneo movimento dei docenti precari; ad appoggiare la mobilitazione vi sono pressoché tutti i sindacati principali e tutte le associazioni e comitati degli insegnanti precari: i precari chiedono o che il concorso sia per soli titoli o che addirittura non lo si bandisca più e si provveda ad un piano assunzionale.

Secondo le ultime indiscrezioni di OrizzonteScuola, il concorso si farà nonostante le rimostranze e nonostante soprattutto la tempistica strettissima: un mese soltanto per giocarsi il proprio futuro lavorativo. Tra le indiscrezioni più interessanti, comunque, vi sono quelle che riguardano la tipologia delle prove: ecco di cosa si tratta e perché potrebbe esservi un problema per quanto riguarda l’oggettività della valutazione.

L’oggettività della valutazione nel concorso scuola 2016

Le ultime dichiarazioni della Giannini danno praticamente per certo che il Miur stia andando verso un ripensamento della tipologia delle prove che saranno somministrate ai candidati del concorso scuola 2016: secondo le parole del Ministro, si supererà il carattere nozionistico in vista delle competenze metodologiche, didattiche e relazioni.

L’indicazione è stata considerata poco chiara come sono sembrati essere poco chiari i possibili criteri di valutazione. I docenti precari, già formati su questioni metodologiche e didattiche all’interno dei percorsi di abilitazione, sottolineano come gli approcci pedagogici siano estremamente variegati (dal comportamentismo al cognitivismo fino al costruttivismo, al culturalismo e al contestualismo) per cui sembra essere veramente difficile poter valutare la competenza di un docente soltanto a partire da indicazioni di massima.

In più, ci si chiede quale potrà essere l’oggettività della valutazione: se un docente predilige un determinato approccio invece di un altro, come valutarne oggettivamente la competenza? La pedagogia, ovviamente, non è una scienza esatta e quindi questo tipo di impostazione rischia di essere particolarmente insidiosa.

Insomma, il pericolo segnalato da più parti è che si rischi di andare verso un procedimento poco trasparente e a tratti arbitrario: la singola commissione, infatti, potrebbe avere idee pedagogiche e metodologiche di un certo tipo e valutare a partire dalle proprie convinzioni.

Semplificando al massimo: se un teorema di matematica o la data di una battaglia in storia non possono che essere “oggettivi”, la valutazione di un approccio didattico non potrà che essere sempre soggettivo. Secondo i precari, per concludere, i ‘pasticci’ di Renzi si stanno continuando a moltiplicare: le speranze sono tutte perla manifestazione del 12 febbraio. Per aggiornamenti sulla mobilitazione, cliccate su ‘Segui’ in alto sopra l’articolo.