La notizia eclatante e per certi versi sotto gli occhi di tutti, è sostenuta in una dichiarazione scritta, a chiare lettere, direttamente dall'Ufficio Scolastico di Como. Si sottolinea l’eccessivo ricorso alle certificazioni Dsa, le quali stanno diventando un’abitudine costante per molte famiglie. Nello stesso testo si insinua anche che gli stessi genitori, conoscendo bene le loro creature, tentano, fino all'ultimo, di simulare le diagnosi più assurde, pur di ‘salvare’ i propri figli dalle bocciature. Di contro, gli enti e i professionisti delegati alla certificazione dichiarano che risulterebbe impossibile falsificare le loro diagnosi.

Dal 2013 al 2015 +50% sul numero dei casi certificati

A sostenere questa tesi non è l’ultimo degli insegnanti venuto da lontano, ma lo stesso Ufficio scolastico regionale di Como. Si, proprio così. Una dichiarazione forte, riscontrabile facilmente dai dati statistici in possesso dello stesso ente. I casi di dislessia accertati sono in forte crescita, diciamo, in maniera esponenziale, tanto da far sospettare un eccessivo ‘abuso’ nel ricorso a tale patologia. Lo stesso ufficio scolastico comasco, ha riscontrato una impennata sul numero dei casi certificati pari o superiori al 50% dal 2013 al 2015, addebitando tale anomalia all'eccessivo numero degli enti e dei professionisti accreditati per poter rilasciare tali attestazioni.

Analizzando nel dettaglio i numeri statistici, si riscontra che l’aumento è vertiginoso soprattutto nelle suole secondarie di primo grado (scuole medie). In questo ordine scolastico, infatti, il tasso degli alunni dislessici o discalculici è pari all’8,8% nelle scuole pubbliche e si attesta al 12,4% nelle scuole cosiddette paritarie.

Tali dati contrastano abbondantemente con la media nazionale, che invece parla di un dato compreso tra il 4 e il 5%. Qualcosa proprio non torna.

La relazione dell'USR sulle anomalie del sistema certificazioni

A questo punto l’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia, bianco su nero, inizia a relazionare su questo problema, in particolare scrive: «Questo sovradimensionamento rispetto alle percentuali attese è dovuto alla difficoltà del passaggio dalla Scuola primaria alla secondaria, dove spesso c’è minore flessibilità didattica, meno disponibilità da parte dei docenti.» - proseguendo - «Ciò incentiva una ‘ricerca della certificazione’ come palliativo al possibile insuccesso formativo, anche per la presenza sul territorio regionale di una molteplice ‘offerta di certificazione’ che facilità l’accesso a questo riconoscimento, quando non lo promuove».

Senza inutili giri di parole, l’USR scarica la colpa di questa assurda situazione alle famiglie, impaurite dall'eventuale bocciatura dei loro figli epronte a correre subito ai ripari, richiedendo un buon salvacondotto per i propri figli, escamotage finalizzato esclusivamente al passaggio di questi ultimi alle classi successive.