Nella giornata del 26 aprile, si sarebbe dovuto tenere uno sciopero della scuola: la mobilitazione indetta dal sindacato Saese aveva al proprio centro la critica all’intera riforma della Scuola con particolare attenzione alle questioni riguardanti l’immissione in GaE dei docenti precari e il concorso scuola 2016. Secondo quanto riferito in un comunicato congiunto di Adida e Mida precari, lo sciopero sarebbe stato revocato senza spiegazioni: si tratterebbe di una manovra autoritaria per evitare che si tenga una manifestazione dove si riunirà il Consiglio di Stato, che, con l’udienza plenaria del 27 aprile, dovrà decidere sul futuro di circa 10mila diplomati magistrali.
La posta in gioco su immissione in GaE e concorso scuola 2016
La situazione dei diplomati magistrali è particolarmente complessa: molti di loro hanno firmato un contratto a tempo indeterminato e sono stati inseriti negli organici delle scuole; l’udienza plenaria del Consiglio di Stato deve decidere se confermare la procedura o, invece, sancire la necessità che tali contratti vengano sciolti. La situazione è complessa anche per un altro motivo, che viene sottolineato in maniera chiara nel comunicato: molti di questi docenti hanno aperto procedure per il mutuo e hanno fatto affidamento sul tanto agognato ruolo e stipendio: il rischio, secondo il Mida e l’Adida, è per il loro futuro. Intanto, resta la questione del concorso scuola 2016: i diplomati magistrali, insieme agli altri abilitati di Stato, saranno ‘costretti’ a partecipare alle procedure concorsuali, senza alcuna certezza per il proprio futuro.
L’appuntamento el'appello alla partecipazione
Mida e Adida, dunque, rilanciano la mobilitazione, nonostante la revoca. L’invito è per tutte le categorie di docenti precari, non soltanto i diplomati magistrali, ma anche i TFA, i PAS e i laureati in SFP: l’appuntamento è per le ore 11,30 del 26 aprile a Piazza Capo di Ferro a Roma, dinanzi la sede del Consiglio di Stato.
Giova, comunque, ricordare che soltanto pochi mesi fa, il premier Matteo Renzi era intervenuto nella nomina del nuovo presidente del CdS, imponendo un proprio candidato: la procedura era ‘legale’, ma aveva suscitato grandi polemiche tra i membri del Consiglio di Stato perché un’ingerenza del genere, anche se permessa dalla legge, non avveniva dai tempi del fascismo. Per aggiornamenti su mobilitazioni, proteste e scontri politico-istituzionali, cliccate su ‘Segui’ in alto sopra l’articolo.