Mentre la data di inizio delle prove scritte del prossimo concorso si avvicina, cresce sempre di più il malumore dei docenti abilitati. I gravi disagi organizzativi riguardanti la formazione delle commissioni giudicatrici rappresentano l'ennesima conferma che il personale scolastico (non solo i docenti ma anche i dirigenti scolastici e il personale ATA) sta tenacemente boicottando la maxi selezione voluta dalla Buona Scuola renziana. A questo proposito, il sito specializzato 'Orizzonte Scuola' ha pubblicato una lettera, firmata da Mauro Bortolotto, attraverso la quale si ringraziano gli insegnanti di ruolo e i presidi che si batteranno nei prossimi giorni per impedire lo svolgimento del concorso.
Scuola, concorso docenti: 'Grazie colleghi di ruolo e presidi per il vostro NO alle commissioni'
Il sentito 'Grazie' proviene soprattutto da quella larga fetta di docenti che, nonostante possano vantare anni e anni di esperienza professionale spesi al servizio della scuola, finiranno per essere estromessi definitivamente dal lavoro secondo quanto indicato dal comma 131 della legge 107: ci stiamo riferendo al divieto di stipula di nuovi contratti di supplenza per il docente che abbia maturato più di 36 mesi di servizio. Mauro Bortolotto ha voluto ringraziare in anticipo tutti i colleghi che si dimostreranno solidali alla causa portata avanti dagli insegnanti abilitati: 'Senza di voi questo concorso ingiusto non si farà!' si legge nella lettera che ribadisce come l'arroganza del governo Renzi riceverà la sua definitiva sconfitta proprio grazie alla cultura.
Governo non ha mai voluto riconoscere il valore dei docenti
Sempre nella lettera, si torna indietro nel tempo menzionando i vecchi concorsi abilitanti degli anni ottanta e novanta che permettevano l'ingresso dei docenti nelle graduatorie: nonostante oggi si pretenda di più sul piano della formazione, non ci si può dimenticare quella generazione che ha esportato il valore della nostra scuola in tutto il mondo. Proprio tenendo conto di questi elementi, cresce ancora di più l'indignazione di un governo che continua ad ostinarsi a non voler riconoscere il valore del corpo docente.