Le ultime novità sull'opzione donna e sull'importanza che tale misura venga resa strutturale dal Governo giungono dall'onorevole Roberto Simonetti (LN), con cui ci siamo confrontati a partire dall'efficacia del part time per le lavoratrici. Effettivamente in questi giornimolto si è detto su quanto possa risultareutile o meno la misura di pensione anticipata appena approvata dal Ministro Poletti, ossia il part time agevolato. La discussione si è poi spostata sull'impatto che la misura potrebbe avere sulle donne e su come queste, a detta anche della Uil, potrebbero rimanerne escluse.
Per l'onorevole Maria Luisa Gnecchi, componente della Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati, la manovra Fornero è di per sé molto discriminatoria nei confronti delle donne, e se non si opterà per alcune modifiche il rischio è che le lavoratrici vadano tutte in pensione, o quasi, a 70 anni.La soluzione però non pare essere il part time, come spiega la Uil. In quanto sembrerebbero emergere ulteriori criticità che impedirebbero di fatto alle donne di poterne usufruire, vediamo in dettaglio il pensiero dell'onorevole leghista Roberto Simonetti a partire proprio da questo impedimento.
Riforma pensioni 2016, Simonetti: occorre rendere strutturale opzione donna
La Gnecchi, ospite a Di Martedì, ha asserito che se la manovra Fornero non cambierà per le donne vi sarà il rischio di accedere alla pensione a 70 anni.
Anche il Part time agevolato, lancia l'allarme la Uil, così come proposto rischia di escludere le donne. Quelle nate nel 52 andranno in pensione quest'anno con 64 anni, mentre le nate nel 53 non riusciranno a raggiungere i requisiti entro il 31/12/2018. Quale misura, a suo avviso, dovrebbe essere attuata al fine di tutelare maggiormente le lavoratrici?
È vero, ahimè, quanto afferma l'onorevole Gnecchi. La riforma Fornero ha previsto per le donne un allungamento progressivo del requisito per la pensione di vecchiaia di oltre dodici mesi ogni anno, e che rimane stabile per 2 anni. Ciò vuol dire che non consente di raggiungere il requisito anagrafico con le logiche dell'anno solare, per cui la lavoratrice che per poco non può accedere alla pensione per mancanza del requisito anagrafico, non potrà farlo neanche l'anno successivo, bensì il secondo anno successivo, che nel frattempo ha disposto un nuovo aumento.
Così per le donne la rincorsa all'età pensionabile rischia di diventare infinita fino al limite massimo, cioè 70 anni. Soluzioni? Sempre l'uscita flessibile con quota 100 e senza penalizzazioni o, alternativamente, rendere strutturale il regime sperimentale cosiddetta "opzione donna".