La Cgil chiede al Governo di intervenire sulla situazione dei lavoratori precoci, aprendo alle uscite dal lavoro già a partire dai 41 anni di versamenti e senza che avvengano ulteriori penalizzazioni di alcun tipo. Lo afferma Nicola Marongiu, sindacalista deputato alla contrattazione sociale, spiegando quali sono le richieste che le parti sociali avanzano al Governo. "La nostra proposta è chiara: una volta raggiunti i quarantun anni di contribuzione, si deve permettere l'uscita". Quello della flessibilità previdenziale èunoscenario che l'esecutivo "ha più volte annunciato", indicando l'anno in corso come la base per operare un apertura sul comparto.

Più che un semplice intervento in favore dei pensionandi, un vero atto di giustizia sociale anche nei confronti di chi si è visto tagliare fuori dal blocco al ricambio generazionale, tanto che lo slogan scelto per portare avanti le rivendicazioni sociali è stato "cambiare le Pensioni, dare lavoro ai giovani". Proprio per centrare questo obiettivo i sindacati hanno deciso una mobilitazione generale organizzata per la giornata di domani nelle principali piazze e vie delle città italiane.

Previdenza e ricambio generazionale, sbloccare la situazione dei precoci

D'altra parte, le situazioni di disagio attorno al tema dei lavoratori precoci restano ancora molte: "ci sono persone che hanno iniziato a lavorare attorno ai 16 o 17 anni" spiegaMarongiu, mettendo in risalto come ad oggi questi individui "si trovano a 57 - 58 anni con il requisito contributivo che gli potrebbe permettere di andare in pensione, però non possono farlo per l'incastro con l'età anagrafica".

Una situazione che li obbliga a restare sul posto del lavoro con la prospettiva di veder scivolare in avanti progressivamente la data di quiescenza, in virtù dei continui adeguamenti al parametro dell'adv. Il tutto a causa di una riforma che nel 2011 ha creato forti situazioni di disagio, al fine di perseguire "gli equilibri dei conti pubblici".

Pensioni flessibili, bisogna tenere conto del fatto che i lavoratori sono diversi

Se quanto detto finora non bastasse, bisogna aggiungere anche la situazione di coloro che sono in età avanzata e che non riescono ad accedere alle pensioni per via dell'innalzamento del criterio anagrafico o della combinazione con quello contributivo.

Si pensi a chi resta disoccupato dopo i 55 - 60 anni, oppure a coloro che hanno svolto lavori usuranti e che non possiedonopiù le forze per proseguire la propria attività. Senza contare quanto già anticipato sugli adeguamenti: "oggi il premio pensionistico viene parametrato all'attesa di vita, che dipende anche dall'attività svolta". Per la Cgil, una maggiore attenzione su questo punto potrebbe portare a dei risultati non soltanto dal punto di vista previdenziale, ma anche nella tutela contro gli incidenti sul lavoro.

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