La presentazione della proposta del Governo sulla flessibilità pensionistica, ai rappresentanti dei lavoratori prevista oggi in un incontro al Ministero del lavoro, rappresenta l’occasione per iniziare a parlare di riforma delle Pensioni. Il tema è sempre caldo e partendo dall’APE, l’anticipo pensionistico che è alla base della proposta di Renzi, probabilmente oggi verranno affrontati anche tutti gli altri interventi da fare in tema previdenziale. Occasione questa che sicuramente consentirà al Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Damiano di rilanciare le sue proposte.
Interventi strutturali senza utilizzare le banche e le assicurazioni
Per Damiano il punto di partenza è sempre lo stesso, cioè intervenire in maniera strutturale sulle pensioni, senza interventi tampone e provvisori. Il Presidente è pronto a dimostrare la bontà delle sue proposte e la fattibilità del suo progetto di riforma. Secondo Damiano, l’APE non solo va corretto, ma non basta a coprire le esigenze di tutti i lavoratori che continuano ad essere vessati dagli inasprimenti previsti dalle attuali norme della ormai famosa riforma Fornero. Per Damiano, non essendoci oggi la crisi economica degli anni del Governo Monti, quelli in cui lo spread faceva paura, ci sono tutte le condizioni per operare questa riforma pensionistica, anche alla luce della ormai concessa flessibilità sul pareggio di bilancio e sui tagli imposti all’Italia da Bruxelles.
Le osservazioni del gruppo di Damiano sull’APE sono sempre le stesse. La penalizzazione degli assegni concessi ai pensionati in anticipo non può superare il 2% annuo, soprattutto per assegni pensionistici inferiori a 2.000 euro al mese. Inoltre gli anni di anticipo non devono essere 3 come proposto dall’Ape, ma 4, quindi a partire dai 62 anni di età.
Inoltre, come tutte le pensioni, anche queste eventualmente concesse in anticipo, devono essere a carico dell’Istituto di Previdenza Sociale e non delle banche. Questo perché tra penalizzazioni e risparmi futuri evidenti, da analisi già fatte da vari tecnici, l’esborso di denaro per le casse pubbliche sarebbe sopportabile.
Sono tante le situazioni da risolvere
Che l’Ape non basti è evidente perché la platea di soggetti da salvaguardare è enorme. Ecco perché con la riapertura, in settimana del DDL sulla povertà, si ritornerà a lavorare per l’ottava salvaguardia esodati, quella che dovrebbe mettere la parola fine alla vicenda dei senza tutele creati dalla riforma Fornero. Inoltre, sempre per il Presidente, la riforma non può prescindere da un intervento ad hoc per i precoci, un provvedimento che consenta loro di lasciare il lavoro a 41 anni di contributi, senza limiti anagrafici e senza penalizzazioni. Bisogna allargare il campo dei lavori particolarmente faticosi, i lavori usuranti come comunemente vengono conosciuti, consentendo a questa categoria di lasciare il lavoro prima.
Un particolare occhio di riguardo per Damiano va speso per le donne, dando maggior valore al lavoro di cura di casa e famiglia, magari prevedendo una copertura figurativa per le casalinghe che poi sono le vittime della differenza di genere dell’attuale sistema previdenziale. Ultimo punto su cui si spenderà Damiano sono le ricongiunzioni per i lavoratori a carriera discontinua e le indicizzazioni delle pensioni. Per i primi infatti, non ci devono essere costi per ricongiungere contributi sparsi in diverse casse previdenziali. I lavoratori non devono pagare due volte la propria contribuzione previdenziale. Inoltre, devono essere rivisti i calcoli per adeguare annualmente gli assegni al tasso di inflazione, perché le pensioni perdono sempre di più potere di acquisto.