Sono milioni gli italiani che sono in attesa di notizie sulle Pensioni e su una riforma che tutti vedono come necessaria, ma che sembra davvero difficile da attuare. Sembra quasi che ogni proposta, ogni progetto ed ogni intervento messo in cantiere, finisce per scontentare qualcuno. Due delle situazioni più intricate da risolvere sono quelle degli esodati rimasti fuori dalle sette salvaguardie già fatte dai Governi degli ultimi anni e la ormai celebre quota 41. Da registrare al riguardo alcune novità che vengono direttamente dal Governo, dalla Commissione Lavoro e dalla Rete dei Comitati per le salvaguardie e non tutte sono positive.
Quota 41? Per Poletti le urgenze sono altre
Se non è una frenata poco ci manca, ma Poletti ha posto seri dubbi sulla fattibilità della cosiddetta flessibilità in uscita, soprattutto per quanto riguarda i lavoratori precoci. Per il Ministro del Lavoro, oggi bisogna guardare in faccia larealtà perché la flessibilità in uscita non può essere fatta senza guardare con attenzione ai conti pubblici che non permettono voli pindarici e azioni eclatanti. Ecco perché il Governo cerca soluzioni alternative, non tanto per la riforma del sistema pensionistico, ma piuttosto percome finanziarla. Questi sono i motivi per i quali il Governo ha avviato lo studio di fattibilità per quello che ormai è l’unico progetto su cui si sta lavorando seriamente, l’APE o anticipo pensionistico.
Secondo la proposta del Governo quindi, l’uscita anticipata dal lavoro, se mai sarà concessa, dovrà per forza di cose passare da un prestito erogato dalle banche, con l’INPS e quindi le casse statali a fungere esclusivamente da garanti dei prestiti erogati ai pensionati. La verità è che questo tipo di intervento non coprirebbe le richieste e le necessità di chi spinge per la quota 41, soprattutto i lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima dei 20 anni di età.
Consentire l’uscita a chi raggiunge 41 anni di contributi versati, anche per il Presidente della Commissione Lavoro è di fondamentale importanza, perché in un sol colpo si coprirebbero i lavori usuranti ed i precoci. Per Poletti, invece, oggi la necessità è tutelare chi è vicino alla pensione ed è senza lavoro e non chi un lavoro lo ha ancora.
Ottava salvaguardia
Le parole del Ministro del Lavoro quindi frena bruscamente l’ottimismo di Damiano e di chi davvero ci contava, su quota 41 senza penalizzazioni e senza limiti anagrafici. Questo nonostante la platea di precoci continua a far sentire la propria voce grazie ai vari gruppi e comitati e grazie alla raccolta firme avviata qualche settimana fa da Damiano. Diverso il discorso per gli esodati, perché le parole di Poletti, possono essere interpretate come una reale apertura. Quali soggetti possono essere considerati senza lavoro e quindi da aiutare se non gli esodati? Molti lavoratori che si sono trovati a cavallo di due sistemi pensionistici quando la Fornero partorì la sua riforma, sono ancora senza tutele, nonostante le sette salvaguardie già fatte.
Necessaria quindi una ottava che copra i quasi 40mila esodati ancora fuori da qualsiasi intervento.
A dire il vero resterebbe ancora da completare la settima perché non tutte le istanze sono state accolte o lavorate. La Rete dei Comitati per gli Esodati ha chiesto al Ministro Poletti di aprire al più presto una Conferenza dei Servizi che coinvolga anche gli altri Ministeri per valutare quanto si è risparmiato con le precedenti salvaguardie. Questo perché, sempre per i rappresentanti della Rete, l’ottava salvaguardia sarebbe auspicabile che parta prima delle ferie estive, per il prossimo luglio. I numeri sono come sempre allarmanti, perché a fronte di oltre 170 mila esodati, restano da aiutarne ancora 40 mila con un ottavo intervento, oltre che i 15mila ancora senza risposte, nonostante abbiano aderito alla settima salvaguardia.