Le ultime notizie sull'opzione donna al 31 maggio giungono direttamente dai social. A prendere posizione su quanto è oggi allo studio del Governo è la referente per la comunicazione del 'Comitato Opzione donna' Orietta Armiliato, che in un lungo e dettagliato post esprime la propria opinione, ampliamente condivisa dal gruppo, sulle ipotesi di flessibilità annunciate dal Governo Renzi. La Armiliatoricorda inoltre quanto importante sia optare per la ricongiunzione non onerosa dei contributi al fine di rendere possibile la pensionealle donne con carriere discontinue che hanno versato, nell'arco della propria vita, i contributiin più casse previdenziali che oggi 'non si parlano'.Ricordiamo chesul tema si stanno battendo Cesare Damiano e Maria Luisa Gnecchi, che ha presentato anche una risoluzione per far si che i contributi versati nella gestione separata abbiano la stessa valenza di quelli versati nelle altre casse.
Stiamo parlandodella risoluzione 7-00895 in cui l'onorevole chiede al Governo di impegnarsi affinchési "assumanoiniziative per affrontare le discriminazioni che subiscono gli iscritti a 20 anni dalla sua istituzione, rispetto all'iscrizione ad altri fondi obbligatori".
Opzione donna, prendiamo atto di quanto proposto dal Governo, ma vi sono limiti
Orietta Armiliano scrive sulla pagina ufficiale Facebook del 'Comitato Opzione Donna' : Prendiamo atto di quanto è allo studio del Governo in materia di flessibilità, ma non possiamo non tenere in considerazione il paletto posto a 62/63 anni che rende la misura restrittiva. Il paletto anagrafico, precisa la referente per la comunicazione, esclude a priori molti lavoratori over 55 che sono già disoccupati e privi di reddito, che non riescono più a ricollocarsi e sono ancora lontani dal raggiungimento dei requisiti per poter accedere alla quiescenza.
In difficoltà anche le donne 57enni che hanno avuto carriere discontinue, dovendo conciliare il ruolo di care giver in famiglia, e che avendo avuto contratti a progetto e avendo versato i contributi nella gestione separata, oggi si ritrovano con 'un pugno di mosche' pur avendoalle spalle35 anni di contributi.
Un'ingiustizia incredibile
A causa, spiega Armiliato, di interpretazioni restrittive queste donne non riescono a vedere sommati i propri anni contributivi e non riescono a raggiungere i requisiti pensionistici richiesti. Una vera ingiustizia che dovrebbe essere sanata al fine di garantire "equità previdenziale". Consentire il buon esito della risoluzione presentata dalla Gnecchi, che si batte proprio per dare dignità ai contributi versati nella gestione separata, che non possono e non devono valere meno degli altri, permetterebbea molte donne di maturare i requisiti necessari per poter accedere alla pensione anticipata.
Questo nel medio-lungo periodo, precisa l'Armiliato, garantirebbe anche un risparmio per lo Stato. La referente per la comunicazione ha terminato il suo lungo post con l'hashtag #sommiamoicontributidipiúcasse. Speriamo sia di buona auspicio.