Dopo l'APE l'ultima novità in merito alla pensione anticipata si chiama 'Rita'. L'acronimo sta per rendita integrativa temporanea anticipata, ed è certamente destinata a far discutere alla pari dell'anticipo pensionistico. La nuova proposta 'partorita' ieri dai tavoli tecnici di Palazzo Chigi,che si sono riuniti sotto laguida di Tommaso Nannicini, è rivolta ai lavoratori che abbiano più di 63 anni edabbiano aderito alla previdenza complementare e siano intenzionati ad accedere prima alla quiescenza utilizzando l'APE. Si tratterebbe di un modo, dicono da Palazzo Chigi, molto conveniente per i lavoratoriche potrebbero incassare parte della loro pensione integrativa al fine di poter dimezzare il prestito bancario contratto con l'APE e poter uscire anticipatamente dal mercato del lavoro.

L'APE e Rita potrebbero dunque essere le novità insite nella prossima legge di Stabilità, a cui starebbero lavorando attivamente i tecnici che, guidati dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, starebbero vagliando le ipotesi migliori per rendere flessibile la riforma Fornero.

APE e Rita insieme per consentire la pensione anticipata

Si complica ulteriormente il mosaico che sta 'mettendo a punto ' il Governo Renzi per trovare misure a favore della pensione anticipata chesiano però in linea con i conti pubblici.Mentre i lavoratori precoci ieri a Torino davanti al Teatro Alfieri hanno manifestato contro l'APEe per rivendicare il loro "sacrosanto diritto" ad accedere alla quiescenza dopo 41 anni di lavoro, il Governo Renzi non sono non indietreggia sulla propria idea, ma anzi 'rincara la dose'.

Si procede convinti verso l'assegno anticipato che avverrà con il meccanismo del prestito garantito dallebanche e che dovrà poi essere reso a rate dal lavoratore.Per stemperare i malumori sul prestito il Governopensa a 'Rita': la pensione integrativa, che dovrebbe consentire al lavoratore di dimezzare il suo debito con la banca già dall'inizio.

Al momento, come aveva anticipato Nannicini in una intervista a 'La Stampa', il Governo non sembra aver alcuna intenzione di spendere 7,5 miliardi di euro per consentire la flessibilità in uscita. Dunquela proposta Damiano Ddl 857 sembra sempre più di difficile realizzazione. Il Governo pare aver ascoltato le parti sociali e continuerà ad ascoltare i sindacati nei prossimi incontri, ma alla fine, comeha detto Nannicini,"deciderà in completa autonomia". Il dubbio dei lavoratori è che in realtà l'esecutivo abbia già deciso e che questi incontri restino solo di 'facciata' pre elettorale.