Arrivano i primi riscontri dall'Inps in merito alla settima salvaguardia parlamentare dedicata ai lavoratori esodati, grazie ad un report pubblicato dall'Inps. Il dossier fotografa l'attuale stato di elaborazione e processamentodelle azioni di tutela legiferate ad oggi, con una platea di riferimento che dal 2011 ha toccato all'incirca 125000 lavoratori e portato alla liquidazione di quasi 100000 assegni. Ma i dati pubblicati contengono anche delle importanti novità, soprattutto per quanto concerne l'ultima salvaguardia approvata a fine 2015. Partiamo prima di tutto da una constatazione: sulla base delle domande pervenute finora all'Inps, le effettive richieste di copertura restano al di sotto delle stime inserite all'interno della legge di stabilità 2016, pertanto la situazione di coloro che hanno maturato il diritto alla tutela appare stabile e sotto controllo.
Va inoltre sottolineato che questa situazione può essere riscontrata per quasi tutte le cinque macro aree di interesse della salvaguardia, sebbene in alcuni casi sono state proprio le stringenti regole di accesso ad aver limitato le possibilità di invio delle richieste da parte dei lavoratori.
Riforma pensioni e 7ma salvaguardia: resta il caso dei pensionandiin mobilità
Per quanto concerne invece le domande che non hanno trovato accoglimento, sonoda sottolineare le criticità relative alla situazione dei lavoratori in mobilità. Ad oggi risultanoaccolte solo 1825 domande su di una capienza massima di 6300 unità, ma all'appello mancano ancora oltre 9000 richieste in attesa di verifica, mentre altre 3362 sono state respinte dall'Inps.
Sulla vicenda si è in attesa di una risposta da parte del Ministero del Lavoro, visto che l'istituto di previdenza pubblica ha provveduto all'invio di un apposito interpello al fine di comprendere in che modo processare questo particolare profilo di richieste.
Pensioni flessibili e part time agevolato: l'opzione non è valida per i lavoratori precoci
Nel frattempo si delineano i meccanismi di funzionamento della nuova opzione di uscita progressiva dal lavoro, tramite il ricorso al part time agevolato. Sulla base di quanto pubblicato in Gazzetta Ufficiale, restano esclusi dalla misura i lavoratori che acquisiscono il diritto alla pensione anticipata entro la fine del 2018 (quindi con 42 anni e 10 mesi se uomini, un anno in meno per le donne).
La limitazione di fatto taglia fuori i precoci, a causa del mancato raggiungimento del limite di età (fissato a 66 anni e 7 mesi, un anno in meno per le lavoratrici). Purtroppo la posizione dei precoci è caratterizzata proprio dal fatto di aver iniziato a lavorare in giovane età, una condizioneche in molti casi li porta ad aver accumulato oltre 40 anni di versamenti alle soglie dei 60 anni o poco dopo, pur senza aver maturato l'agognato diritto alla quiescenza.
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