La riforma della Pubblica Amministrazione della Madia ormai sembra aver completato il suo iter,l’ultimo step riguarda il tanto agognato rinnovo dei contratti. La storia è arcinota, con i contratti fermi da 7 anni e conla Corte Costituzionale che hatacciato di incostituzionalità questo blocco.L’agenzia per la contrattazione, l’Aran, è stata incaricata di aprire un tavolo di discussione con le parti sociali e le indiscrezioni danno per imminente la chiusura della vicenda.

Una storia che dura da troppo tempo

Da troppi mesi ormai stiamo trattando un tipico esempio di storia “all’italiana”.

L’alta Corte Costituzionale emette una sentenza (178/2015) che obbliga il Governo a provvedere allo sblocco dei contratti previsto dalla Legge Fornero con il Decreto Salva Italia. Il Governo recepisce l’ordine dei giudici costituzionalisti e prevede, con capitolo di spesa inserito in Legge di stabilità, 300 milioni di euro per una prima fase di sblocco. La politica, i sindacati ed i lavoratori sono tutti d’accordo che lo sblocco deve essere effettuato e che finalmente il contratto debba essere rinnovato. Allora perché non si riesce a chiudere la vicenda? Lo scorso anno, quando i giudici sancirono l’incostituzionalità di quel sacrificio che la Fornero chiese ai lavoratori statali, la Consulta fu addirittura clemente con il Governo, non prevedendo azioni retroattive, cioè non obbligò il Governo a rimborsare i lavoratori per quanto perso negli anni addietro.

In definitiva, l’unico obbligo inflitto all’Esecutivo era quello di provvedere a far ripartire il sistema iniziando ad adeguare i contratti alla cosiddetta perequazione. Uno dei motivi del protrarsi nel tempo di questa particolare vicenda è sicuramente la riforma della PA che era ancora in via di definizione e che ha completato la maggior parte dei suoi passaggi in questi ultimi giorni.

Dallo scippo alla beffa?

Proprio le novità prodotte dalla riforma Madia rischiano però di produrre l’ennesimo schiaffo ai lavoratori statali ed i sindacati sono restii a trovare un punto di incontro con l’Aran. Il sacrificio chiesto dal Governo Monti ai Dipendenti Pubblici nell’ottica della grave crisi economica di quegli anni e dello Spread balzato a livelli da default, secondo gli analisti ha impattato in modo pesante sui lavoratori.Dipendenti della scuola, delle Forze Armate e di quelle dell’Ordine, della Sanità e di qualsiasi altro Ente Pubblico, anche locale, hanno perso in media 600 euro all’anno di stipendio, con picchi di oltre 1.440 euro persi dalle Forze Armate.

Le cifre di cui si è sempre parlato, cioè di 300 milioni stanziati in Legge di Stabilità, portano ad aumenti previsti per ogni singolo dipendente di quegli oltre 3 milioni di cui è fornito l’organico dei lavoratori statali, di 8 euro al mese lordi, cioè poco meno di 6 euro netti. Significherebbe aumenti di 70 euro circa all’anno e le ultime novità dicono che non saranno erogati neanche a tutto l’apparato dei dipendenti. Infatti, l’altro nodo cruciale è il sistema della meritocrazia inserito nella riforma della PA. I Dipendenti non saranno più considerati tutti uguali, ma catalogati in base ai risultati raggiunti ed alla loro virtuosità. Gli aumenti quindi, toccheranno solo ad una parte di lavoratori che risultano essere più bravi in base a criteri di valutazione che ancora oggi non sono chiari.

Inoltre, bisogna valutare bene l’effetto della sentenza, cioè la decorrenza degli aumenti che per i Sindacati dovrebbe essere dal giorno di deposito della stessa, mentre per il Governo la data di start dovrebbe essere il 1° gennaio 2016. Ultimo punto, la storia della vacanza contrattuale che non è stata pagata in questi anni e che, sempre secondo le indiscrezioni sulla Legge di Stabilità da preparare per ottobre, sembra sarà pagata nei prossimi anni per il periodo 2016-2018. Questo è un altro problema perché prevedere una vacanza contrattuale fino al 2018 è un indizio che spinge a pensare che il contratto degli statali resti bloccato ancora per anni.