Da quando nella Scuola è stato introdotto il registro elettronico, alcuni docenti hanno preso l'abitudine di dare il voto finale allo studente basandosi unicamente sulla media aritmetica ottenuta dal dispositivo. Ma è una procedura corretta? È sufficiente per legge basare un voto solo su una fredda media aritmetica?

Voto allo studente, numerico ma motivato

Possiamo dire che seguire semplicemente un calcolo aritmetico per valutare uno studente, non è una procedura corretta nella scuola. La valutazione deve scaturire anche da un processo logico-argomentativo, come suggerisce il comma 3 dell'art.

1 del DPR n.122 del 2009 che cita fra gli aspetti della valutazione di un alunno l'apprendimenti, il rendimento scolastico complessivo e il comportamento. Ciò significa che nella valutazione di uno studente vanno incluse riflessioni sul suo percorso scolastico (progressi o regressi), sulle potenzialità, sulle carenze, sugli sforzi compiuti e i miglioramenti da fare. In altre parole, il voto numerico va argomentato e motivato. Non è sbagliato scegliere di assegnare un voto derivante dalla media aritmetica di interrogazioni, compiti e verifiche, ma non è possibile considerare solo il voto aritmetico un indicatore sufficiente alla valutazione di uno studente. Ad avvalorare questo discorso c'è anche una normativa più vecchia, quella dell'art.79 del R.D.

Numero 653 del 1925 che dispone che il voto venga assegnato su proposta del singolo professore e sulla base di un giudizio motivato (brevemente). Esiste anche una sentenza del TAR Calabria-Catanzaro (numero 514 del 2008) in cui si conclude che la valutazione dello studente deve contenere giudizi ed espressioni di un esame che tenga conto del fatto che ciascun allievo percorre un iter personale.

Di conseguenza, un giudizio espresso solo sulla media aritmetica potrebbe essere considerato difettoso per legge e quindi impugnabile davanti ai giudici.

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