Stop ai cosiddetti furbetti del cartellino. Dopo il caso eclatante dei dipendenti pubblici di Sanremo che timbravano il cartellino in pigiama, ma anche altri casi in tutta Italia in cui i dipendenti comunali la mattina si recavano ovunque tranne che al lavoro, nella giornata di ieri è stato varato il decreto fannulloni per porre un freno a questo malcostume. Finora i dipendenti pubblici si barricavano dietro l'articolo 18 che consentiva loro di fare ciò che volevano senza il rischio di essere licenziati; con il nuovo decreto non sarà più così e anzi, rischiano persino multe salate.

Vediamo nel dettaglio in cosa consiste la nuova legge.

Come funziona il decreto fannulloni contro i furbetti del cartellino

Se un dipendente pubblico timbra il cartellino e poi esce dall'ufficio per scopi non inerenti al suo lavoro, mentre fino a ieri rischiava solo una segnalazione volontaria da parte del dirigente, la quale nella maggior parte dei casi non portava a nulla, adesso può essere immediatamente sospeso. Se ripreso in flagranza di reato (falsa attestazione della presenza in servizio), immediatamente scatta la sospensione per 48 ore. Quelle 48 ore non verranno retribuite, fatta eccezione solo per un assegno alimentare minimo.

Subito dopo le 48 ore il lavoratore potrà tornare al suo posto, ma verrà aperto un procedimento disciplinare della durata di 30 giorni.

Il provvedimento è obbligatorio, mentre prima era facoltativo, e il dirigente che viene a conoscenza dell'illecito e non lo fa partire rischia anche lui il licenziamento e persino un anno di carcere a causa del reato di omissione di atti di ufficio. Durante i 30 giorni di procedimento, il lavoratore avrà soltanto 15 giorni per preparare una difesa, mentre altri 15 giorni serviranno per completare l'istruttoria.

Se, alla fine dei 30 giorni, il dipendente dovesse essere considerato colpevole del reato contestatogli, può essere licenziato in tronco.

Ma la "punizione" non finisce qui. Oltre al licenziamento (che come sappiamo per i dipendenti pubblici è un duro colpo dato che non possono più essere assunti in nessun altro ufficio pubblico), a seconda della gravità del comportamento del dipendente può essere aperta anche un'altra procedura per danno d'immagine.

Il comune o l'ente pubblico che dovesse subire il danno d'immagine dovuto al comportamento del dipendente (basti pensare al comune di Sanremo) potrà chiedere i danni all'ex lavoratore a partire da un minimo di 6 mesi di stipendio. Resta comunque la possibilità per il lavoratore di presentare ricorso e, nel caso il giudice gli desse ragione, avrebbe diritto al reintegro.