Un argomento legato al concorso Scuola 2016 che ha lasciato dapprima basiti, poi adirati e infine rassegnati è quello legato alle griglie di valutazione. Come buona norma e regola esse dovrebbero essere rese pubbliche prima dello svolgimento delle prove scritte. Questo per rendere possibile ai candidati conoscere in quale modo il punteggio verrò loro assegnato. Ciò non è avvenuto per il concorso docenti 2016: il ministro Giannini, interrogata a suo tempo sulla stranezza della situazione, aveva asserito che le griglie di valutazione sono le medesime per tutti i concorsi pubblici.

In molti erano rimasti basiti dalla risposta data.

La domanda che era sorta spontanea era la seguente: “Ma quali sono le griglie di valutazione di ogni concorso pubblico”? Essendo ogni concorso a sé come è possibile che le griglie di valutazione siano le stesse per ognuno? C'è da domandarsi allora perché Francesco Profumo, ministro Miur nel 2012, quando fu bandito il concorso docenti di quell'anno, si premunì di emanarle prima delle prove scritte. Quello su cui si vuole porre l'accento è il diverso metro di giudizio adottato nelle diverse regioni. Se è pur vero che veniva data la possibilità alle commissioni di agire per conto proprio – criteri di valutazione applicati su metodologie di valutazioni personali, se pur con canoni indicatori nazionali – le disparità sono state diverse.

Andiamo con ordine ed esaminiamo la situazione.

Griglie di valutazione: due pesi e due misure?

Griglie di valutazione: ennesimo argomento controverso del concorso docenti 2016. La libertà d'azione concessa alle commissioni, unita alla mancata pubblicazione delle stesse prima dello svolgimento delle prove scritte, comevorrebbe la legge, hanno creato innumerevoli possibilità di giudizio tante quante sono le regioni in Italia.

Questo ha portato non solo a criteri diversi usati per valutare le medesime prove scrittesvolte da migliaia di candidati, ma alla conseguente bocciatura o promozione di candidati che avevano svolte le prove scritte nel medesimo modo.

È così capitato che candidati con votazioni pari al buono/distinto siano stati bocciati. Essendo stata data carta bianca alle singole commissioni è poi normale che per il medesimo generi indicatori assolutamente diversi: in termini più semplici per il medesimo aspetto da valutare vengono assegnati punteggi diversi e ciò porta a votazioni finali complessive assolutamente differenti.

Ciò ha portato, quindi, alla bocciatura di candidati che, probabilmente, se fossero stati valutati tutti sulla base delle stesse griglie di valutazione, tutte con il medesimo grado di punteggio assegnato a parità di aspetto valutativo, imposte dal Miur, avrebbero potuto essere ammessi. Lunga, infatti, è la scia dei bocciati: se si pensa che il punteggio minimo per essere ammessi agli orali è di 28 e che alcuni partecipanti al concorso docenti 2016 non sono riusciti a raggiungerlo per poco due sono gli interrogativi: su quali basi le commissioni hanno scelto come assegnare il punteggio per ognuno degli aspetti da valutare e perché il Miur non ha pubblicato griglie di valutazione univoche a livello nazionale? In molti chiedono al ministro Miur, Stefania Giannini, di migliorare la procedura concorsuale.