Il III ciclo del TFA (Tirocinio Formativo Attivo), di cui si attende a giorni la pubblicazione del bando ufficiale, potrebbe essere l’ultimo. Proprio nella giornata di oggi, mercoledì 27 luglio, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini avrebbe dovuto presentare il “Piano Nazionale di Formazione degli Insegnanti”, contenente le linee programmatiche relative alla legge delega su formazione e reclutamento docenti, normativa che necessariamente verrà integrata e pubblicata entro gennaio del 2017, ma l’appuntamento è stato annullato dallo stesso ministro a seguito di un impegno imprevisto ed urgente.
Slitta nuovamente tutto, quindi, per quanto concerne non solo le date ed i termini utili per iscriversi al TFA, ma anche per quello che riguarda le modalità di espletamento del bando, ma soprattutto resta relegato nell’incertezza il futuro stesso del Tirocinio Formativo Attivo, attualmente strumento indispensabile ai fini del conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento.
Quale futuro senza il TFA?
Intanto, quel che è certo, in base alla Legge 107/2015, per quanto riguarda le modalità di reclutamento dei prossimi insegnanti, è che esse avverranno attraverso concorsi nazionali per l’assunzione di docenti con contratto a tempo determinato della durata di tre anni di tirocinio. Sarà possibile ottenere un contratto a tempo indeterminato soltanto se il tirocinio formativo verrà superato con un esito positivo.
Stando a quanto contenuto all’interno della Legge 107/2015, quindi, il TFA viene definitivamente superato ed il III attesissimo ciclo potrebbe essere l’ultimo. E se da un lato il bando è fortemente atteso per fine luglio dai rettori delle varie Università che si ritrovano con tempi strettissimi per poter organizzare le prove di accesso a settembre, dall’altro i docenti precari ed i neolaureati, pur sperando nella pubblicazione del bando entro fine luglio per poter finalmente conseguire l’abilitazione, protestano per le notizie nebulose ed incerte che provengono dal Ministero dell’Istruzione.
La domanda ricorrente è: ha senso investire tempo, denaro ed energie in un percorso che presto sarà abbandonato? E quale sarà il futuro di coloro che riusciranno ad abilitarsi il prossimo anno? Dubbi e polemiche che, si spera, troveranno presto una risposta.