La questione Pensioni entrerà nel suo momento più importante a settembre, di ritorno dalla pausa per le vacanze estive. La trattativa tra Governo e sindacati che ha avuto già diversi incontri istituzionali, sia aperti che a porte chiuse, sembra essere molto avanzata. La tavola è già apparecchiata e sono 5 i punti che il Governo ha già messo a disposizione della valutazione dei rappresentanti sindacali.

APE

Per l’APE tranne qualche piccolo aggiustamento, sembra tutto pronto. AI lavoratori che si trovano a 3 anni dal raggiungimento dei 66 anni e 7 mesi di età validi per la pensione di vecchiaia, verrà concessa l’uscita anticipata opzionale.

Il lavoratore potrà scegliere quando uscire dal lavoro nei 3 anni che lo separano dalla quiescenza. La pensione sarà pagata dall’Inps ma di fatto sarà finanziata da una banca e coperta da una assicurazione. La pensione anticipata deve essere restituita dai lavoratori alla fine dei tre anni (o meno) di anticipo chiesti. Il meccanismo delle rate, mensili e per una durata totale di 20 anni, fa sì che di fatto la pensione che il lavoratore otterrà sarà tagliata della rata da restituire quasi per tutta la vita. La rata dovrebbe essere comprensiva delle spese di assicurazione e degli interessi che naturalmente la banca applicherà.Lo Stato però sembra deciso ad accollarsi la spesa degli oneri accessori o addirittura tutta la rata per le pensioni più basse o per i soggetti con particolari esigenze.

Stop alle ricongiunzioni onerose

Fu l’ultimo Governo Berlusconi a rendere la ricongiunzione dei contributi a pagamento per i lavoratori con carriere discontinue. Oggi si cerca di eliminare questo pesante fardello a cui sono soggetti i lavoratori che hanno versamenti in diverse casse previdenziali. Le norme attuali prevedono che unire i contributi nella cassa previdenziale che deve erogare la pensione, possa essere fatto solo pagando la ricongiunzione.

Spesso si parla di centinaia di migliaia di euro per coloro che devono spostare ingenti anni di versamenti. La necessità per esempio di arrivare a 42 anni e 10 mesi per la anticipata, fanno sì che la gente resti al lavoro perché non può permettersi di pagare la ricongiunzione. Probabile che dal 2017, le ricongiunzioni ritornino gratuite.

Precoci e la loro quota 41

Molti lavoratori si trovano con l’aver iniziato a lavorare molto giovani, anche molti anni prima di aver compiuto 18 anni. Sono i precoci, molti dei quali iscritti a comitati e gruppi che rivendicano la concessione di quota 41, cioè il poter lasciare il lavoro a 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica. Prima dell’avvento della Fornero, di norma si usciva con 40 anni di contributi, limite portato dal Governo Monti a 42 anni e 10 mesi. L’ingente mole di lavoratori che auspicano questo correttivo, per il Governo vale un esborso in termini di soldi pubblici che non può permettersi. Ecco perché quota 41 non è più un punto all’ordine del giorno e resterà una “chimera” per i lavoratori.

Per questi però il Governo ha deciso di concedere il bonus contributivo dei versamenti fatti durante la minore età. I contributi versati prima di aver compiuto 18 anni saranno valutati una volta e mezzo, ossia, lavorare 4 anni tra i 14 ed i 18 equivarranno a 6 anni di contributi validi per la pensione.

Usuranti, quattordicesima e bonus da 80 euro

Altre necessità del sistema previdenziale riguardano i lavori pesanti. Tutti i soggetti che rientrano tra quelli impegnati in attività usuranti secondo gli elenchi dell’INPS, godono di un certo anticipo nell’uscita dal lavoro. Il ristretto elenco dei lavori considerati usuranti fa si che si pensi di estendere il beneficio ad altre categorie di lavoratori.

Per le pensioni minime si cerca di estendere la quattordicesima a pensioni superiori a 750 euro (forse 1250 euro) che è l’attuale limite di erogazione della mensilità aggiuntiva. In alternativa si pensa anche di erogare 80 euro in più come bonus proprio alle quattordicesime per chi già la percepisce.