Sul tema delle Pensioni ormai, l’unico punto che tiene banco è quello relativo alle cifre, cioè a quello che il Governo deciderà di dedicare al capitolo pensioni. Le ultime notizie sono alquanto contraddittorie, con il Governo che ha subito il colpo dei risultati negativi del PIL che di fatto smorzano sogni e voli pindarici quando si parla di cifre e di interventi per la prossima Legge di Stabilità. La dichiarazione del Viceministro Zanetti, con le pensioni che sono retrocesse in quanto a priorità, scavalcate da interventi sul costo del lavoro, IVA e ripresa economica, sono più di un indizio del fatto che probabilmente a disposizione della Previdenza sarà destinato poco.
I sindacati contro l’APE
Il Governo ha diversi problemi previdenziali da risolvere, la flessibilità, i precoci, gli usuranti, opzione donna, gli esodati e le ricongiunzioni, tanto per citare i più popolari. Evidente che il pacchetto complessivo costi tanto in termini di spesa pubblica, talmente tanto che dal Ministero dell’Economia hanno subito dichiarato che non tutti questi nodi verranno sciolti, almeno non tutti. Il Governo è costretto ad intervenire con provvedimenti a basso costo, con l’APE come misura principale del pacchetto. Proprio l’APE è la risposta del Governo alla richiesta di flessibilità del mondo pensionistico e proprio l’APE è il tipico esempio di intervento low cost. La pensione verrà concessa a partire dai 63 anni, quindi con oltre 3 anni di anticipo rispetto alle regole della Fornero, ma non è oro tutto quello che luccica.
Infatti, se è vero che si riuscirà a scegliere quando lasciare il lavoro con appena 20 anni di contributi è altrettanto vero che la pensione che pagherà l’INPS, sarà finanziata da una banca. Questo significa che ai lavoratori che opteranno per l’anticipo, la pensione sarà un vero e proprio prestito che dovranno restituire con interessi e oneri, quando arriveranno all’età prevista dalla Legge Fornero.
I sindacati, Fiom e CIGL spingono sul taglio deciso di questa Legge che ha inasprito di molto i requisiti pensionistici. Cancellare del tutto la Fornero però non è possibile, ecco perché ogni singola misura mira ad alleviare la pesantezza dell’attuale normativa, non certo a sostituirla. Tra le altre cose, i sindacati sono contrari all’APE, con CGIL e Fiom pià radicali rispeto a CISL e UIL più aperte all’accettarla.
Quanti soldi servono?
Con un lungo post sul suo profilo Facebook, Damiano, Presidente della Commissione Lavoro della Camera e promotore di una proposta di riforma delle pensioni di cui ormai si parla poco, ha dato una sua versione di quello che servirebbe in termini economici. Secondo Damiano, il Governo pensa a 1,5 miliardi, sempre che dopo la questione PIL, non si riduca ancora questo importo. Per i sindacati come dicevamo ne servirebbero almeno 3, anche se da notizie giornalistiche dei quotidiani, sembra che con 4 miliardi si riuscirebbe a dare risposta a tutte le esigenze previdenziali. Per Damiano, probabilmente con 2 miliardi si potrebbe iniziare a rettificare quanto di brutto ha lasciato la Fornero, sarebbe un primo passo importante, anche perché opzione donna e ottava salvaguardia sono interventi che si finanzieranno con le risorse risparmiate negli anni precedenti, senza ulteriori stanziamenti.
Tra l’altro, 600 milioni devono per forza di cose essere messe in conto per l’APE, con la necessità di rendere meno penalizzante l’anticipo ai pensionati più bisognosi di aiuto. La situazione sarà più chiara per fine settembre, quando è previsto l’aggiornamento del DEF, il Documento di Economia e Finanza del Governo. Immaginiamo giorni lunghi e dure polemiche se è vero che per esempio la Fiom parla dell’APE in termini di offesa per gli italiani, di follia finanziaria e di assenza di giustizia sociale.