Il tema previdenziale ribolle in una pentola che appare più che mai colma. Colma come la misura verrebbe da dire. Centinaia di migliaia di lavoratori attendono infatti da troppo tempo che il governo prenda delle contromisure adeguate, con la Legge di Stabilità 2017 ad offrire da questo punto di vista un assist da non potersi fallire. Diversi i punti chiave: al di là di interventi mirati come quelli relativi all’incremento delle Pensioni minime, è allo studio infatti una nuova tipologia di prepensionamento 2016, con i numeri di recente forniti dall’INPS ad offrire uno spaccato più preciso della situazione attuale.
Se da una parte la ‘nuova’ pensione anticipata pare possa sfociare nell’Assegno pensionistico anticipato, dall’altra si scopre come non tutte le stime del governo fossero corrette.
Requisiti prepensionamento 2016 e pensioni minime, il quadro aggiornato
Uno dei primi punti sui quali si lavorerà, almeno stando alle ultime dichiarazioni in merito, riguarda l’adeguamento degli assegni più bassi. Due le idee sul tavolo che però potrebbero anche essere proposte a braccetto: aumentare la 14esima e incrementare il numero di attuali beneficiari portando a 13mila euro l’anno il tetto per poter ricevere l’assegno suppletivo. Il prepensionamento 2016 invece diverrà concreto con l’APE che si pone un obiettivo preciso: consentire di andare in pensione 3 anni e mezzo prima a quasi 150mila lavoratori l’anno.
Cosa c’è dietro è ben noto: un prestito bancario rimborsabile in 20 anni che permetteràa chi ha compiuto 63 anni e ne ha almeno 20 di contributi alle spalle di poter abbandonare prima l’impiego. Questa è la misura Alpha verrebbe da dire, quella dalla quale nasceranno a cascata altre soluzioni. Più specifiche e mirate. In primis il bonus contributivo per i precoci, sul quale però ci sono ancora più ombre che luci.
Riforma prepensionamento 2016: bisogna trovare un punto di equilibrio, le stime INPS fanno chiarezza
La riforma del prepensionamento 2016 dovrà in buona sostanza cercare un punto di equilibrio tra requisiti e costi, il tutto filtrato attraverso una stima quanto meno attendibile dei lavoratori che usufruiranno dei nuovi pacchetti previdenziali.
Già, perché è proprio sulle stime iniziali che il governo è caduto malamente. Stando agli ultimi dati diffusi dall’INPS, sui quasi 173mila posti messi a disposizione dai governi per consentire a lavoratori di varia natura di uscire dall’impiego coi requisiti pre Fornero (le cosiddette salvaguardie), hanno trovato accoglimento solo 128mila domande. Le altre? Quasi 2mila sono in giacenza, 54mila invece sono state respinte per mancanza di requisiti. Se si escludono le giacenze insomma, oltre 42mila posti sono rimasti inutilizzati con la conseguenza che i fondi avanzati potrebbero essere dirottati nella riforma di autunno. Il dato comunque rimane: se oltre 40mila lavoratori non avevano i requisiti di accesso ad uno strumento cucito loro addosso, significa che il governo ha sbagliato le stime iniziali.
Situazione questa che si amplifica ancora di più se si pensa agli individui impegnati in attività usuranti: su oltre 12mila persone per le quali si era stimato un accesso al pensionamento anticipato, sono state accolte solo 3mila domande. Le altre sono state respinte perché alla prova dei fatti non sussistevano i requisiti necessari. E i soldi avanzati, qui come nel caso prima citato, dove sono finiti? Probabile che le risorse venganoproiettate su altri fronti anche se sarebbeauspicabile che rimanesseronel carniere degli interventi previdenziali.