La questione previdenziale è arrivata ad un punto molto avanzato, essendo ormai vicino ottobre, il mese in cui la Legge di Stabilità, tra le altre cose, conterrà ciò che il Governo ha deciso di fare sulle Pensioni. Il 21 settembre ci sarà l’incontro politico tra Governo e sindacati nel quale si dovrebbe mettere nero su bianco l’intervento previdenziale per il 2017. Gli italiani, dal prossimo anno, avranno una nuova misura per andare in pensione, per anticipare l’uscita dal lavoro ed ottenere la pensione di vecchiaia. Parliamo dell’APE, l’anticipo pensionistico a partire dai 63 anni che sta dividendo il paese tra chi è contento della misura e chi chiedeva altro.

A chi conviene l’APE?

La struttura dell’APE è chiara e le ultime affermazioni del Sottosegretario Nannicini, insieme a ciò che è fuoriuscito dall’ultimo incontro Governo-sindacati del 12 settembre, hanno fugato gli ultimi dubbi circa il provvedimento. L’APE sarà gratuita per i soggetti disagiati, disoccupati e pensionati che ai quali spetterà un assegno fino a 1.200 euro netti. Per gli altri, bisognerà, una volta raggiunti i requisiti per la pensione di vecchiaia Fornero, iniziare a restituire il prestito con un taglio di assegno mensile della propria pensione. Oggi le soglie da raggiungere per la pensione di vecchiaia sono 66 anni e 7 mesi per gli uomini e 65 anni e 7 mesi per le donne (66 anni ed un mese per le lavoratrici autonome).

Non è ancora chiaro come si affronterà la differenza di genere, perché uscendo a 63 anni compiuti, ad una donna, di fatto, si concede un anticipo massimo di 2,7 anni rispetto ai 3,7 dei colleghi maschi. Proprio le donne, nonostante tutto, potrebbero giovare di questa novità. Per esempio, una lavoratrice che compie 63 anni nel 2017, avendo collezionato più di 35 anni di contributi (per l’APE ne servono minimo 20), ha due vie per andare in pensione, l’APE o probabilmente Opzione Donna, se davvero verrà estesa.

Immaginando che il suo assegno pensionistico sia di 1.500 euro, quindi non tutelato dal punto di vista dell’APE, dopo gli anni di anticipo dovrebbe iniziare a restituire il prestito con trattenute del 20%, cioè circa 300 euro al mese. Potrebbe però scegliere l’Opzione Donna e farsi ricalcolare l’assegno, tutto con il sistema contributivo.

In questo caso il taglio sarebbe del 35/30%, cioè perdendo tra i 375 ed i 450 euro al mese.

Prezzo comunque salato

Quello di prima era un esempio di chi potrebbe trarre beneficio dall’APE, soggetti che chiaramente vanno ad aggiungersi ai disoccupati che non hanno sostentamento e che potrebbero vedere l’APE come unica soluzione per uscire da un netto disagio socio economico. Una persona a 63 anni che non ha lavoro, anziché aspettare altri 3 anni e 7 mesi per la pensione, potrebbe uscire subito e grazie al meccanismo delle detrazioni fiscali, non ci rimetterebbe niente. APE agevolata quindi e soprattutto a costo zero per tutte le categorie senza distinzioni di provenienza lavorativa per soggetti in difficoltà.

Dato che sembra certo che l’APE varrà per tutti, quindi anche statali e commercianti, per questi soggetti le differenze restano sul campo rispetto ai dipendenti del settore privato. Uno statale nato nel 1953, oggi per la pensione dovrà aspettare il 2020, cioè 67 anni compiuti. Con la nuova misura invece potrà uscire nel 2017, 3 anni prima ma non rientrando tra le categorie sotto tutela fiscale, dal 2020 dovrà fare i conti col taglio di assegno che, se trattasi di pensione netta di 1.500 euro, significherà percepirne solo 1.200, per 20 anni. Per gli autonomi nati sempre nel 1953, il problema forse è anche più grave tra contributi versati nella Gestione Separata (dal 1996) e Gestione Commercianti (prima del 1996).

Tra aspettativa di vita e regole vigenti, la pensione gli spetterebbe nel 2021. Con l’APE invece via ad inizio 2018, ma anche qui senza protezione e senza tutele, anche per assegni da 1.000 euro netti, non risultando disoccupati, si percepiranno solo 800 euro di pensione.