Una nuova sentenza della Cassazione autorizza il licenziamento in tronco, ovvero senza preavviso, per chi utilizza i permessi della legge 104 per scopi personali e non per assistere il parente disabile. La legge autorizza il lavoratore che ha diritto ai benefici, ad usufruire di tre giorni al mese per assistere il familiare portatore di handicap. Ma questa autorizzazione non può essere sfruttata per nessun altro motivo, nemmeno per frequentare un corso o studiare. A sentenziarlo è stata la Cassazione, che ha respinto il ricorso di una dipendente comunale licenziata in tronco.

Benefici legge 104: solo quelli previsti anche a scuola

La Cassazione che si è espressa in merito alla Legge 104, con sentenza del 13 settembre 2016, n. 17968. Ha espressamente detto che chi mente al datore di lavoro, non può che subirne le conseguenze. Per tal motivo, chi usufruisce dei permessi per la legge 104 ma ne fa un utilizzo diverso da quello previsto dalla normativa, diventa passibile di licenziamento in tronco e si rende colpevole di truffa ai danni dell'Inps. La legge dichiara ufficialmente guerra ai furbetti della 104. Sappiamo come i giudici abbiano autorizzato le aziende anche all'assunzione di investigatori privati per la verifica dei vari casi dubbi, verifiche che potranno essere presentate in tribunale nei casi in cui il colpevole impugni la decisione aziendale.

Il caso preso in esame è particolare, in quanto la dipendente non utilizzava il permesso per svago o per riposare, ma per studiare. Eppure il giudice è stato inflessibile. Ha mentito all'Inps e al suo datore di lavoro, per cui merita il licenziamento senza preavviso. Una sentenza che dovrebbe far riflettere anche molti dipendenti della scuola, la sezione pubblica in cui si rilevano i maggiori casi sospetti di abuso della Legge 104.

La legge agevola chi ha bisogno di assistere un parente disabile, non certo chi vuole approfittare del permesso per svolgere attività diverse. Anche il Miur ha promesso di effettuare controlli. A questo punto, è chiaro che il rischio prevede anche la perdita del posto di lavoro.

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