Ore caldissime in vista dell’ultimo tavolo di confronto con i sindacati per la riforma della previdenza. Tutto ruota intorno all’Ape, l’anticipo pensionistico che, stando a quanto annunciato dal governo, verrà inserito nella Legge di Bilancio per il 2017. Ma l’Ape, nonostante gli sforzi dell’esecutivo per estenderlo alle più svariate situazioni, è solo uno dei capitoli della complessa partita sulla previdenza: tanti altri i nodi da sciogliere, quali le vertenze di lavoratori precoci, di chi ha svolto lavori usuranti, degli esodati e quella del Comitato Opzione Donna.

Vediamo le ultime notizie ad oggi venerdì 23 settembre 2016 sulla riforma delle Pensioni.

Soldi non ce ne sono: e, allora, ecco l’Ape

Ma di cosa si tratta? Bollata da molti come un regalo a banche e assicurazioni (tra cui Cgil e M5S), l'Apeoffre l'opportunità di accedere all'anticipo pensionistico fino a 3 anni e 7 mesi sugli attuali requisiti di vecchiaia. Questo anticipo, sostanzialmente, può essere ottenuto con il ricorso al credito bancario (si tratta, quindi, di un prestito), che il pensionato dovrà rimborsare nei venti anni successivi con trattenute sulla pensione in misura variabile del 5-25% a seconda del periodo di anticipo (oneri e assicurazione per premorienza compresi). Questa è l’unica opzione per realizzare la cosiddetta flessibilità in uscita?

Sicuramente quella che fa meno danni sui bilanci, ma è comunque una soluzione (e se si pensa all’immobilismo degli ultimi anni...), sicché anche i sindacati sembravano pronti a dare il via libera. Ma l’incontro tra governo, Cgil, Cisl e Uil è slittato dal 21 al 27 settembre: c'è qualcosa che non torna. Per quei lavoratori che avranno una pensione bassa e che in caso di ricorso all’Ape, e conseguente rata mensile, rasenterebbero la povertà (o addirittura ci finirebbero dentro), come si fa?

Il Governo ha pensato a un'Ape Social, a costo zero. Ma a chi spetta? Questoil motivo principale, secondo il Giornale.it di Alessandro Sallusti, per cui l’incontro del 21-9 è stato rinviato.

Fornero, Ape: sarà vera riforma?

Per i sindacati occorrono 2,5 - 3 miliardi di euro. Il Governo è fermo a 2. Ma l'APE Social non è l'unica questione aperta: ecco, quindi, i precoci per cui l'ipotesi della Quota 41 cede il posto a quella del bonus contributivo, gliesodati in attesa dell’ottava e ultima salvaguardia, coloro che svolgono lavori usurantiper i quali si pensa all'APE (Social?

Si discute) e il Comitato Opzione Donna che chiede un intervento per superare "la stortura" dei ricongiungimenti onerosi.Della maggior parte di queste sacrosante vertenze, la causa è laLegge 214/2011. Si deve cambiare, questo il mantra degli ultimi anni. Fatto sta che, anche se si arrivasse a quei tre miliardi, certamente non si potrebbe parlare di riforma. L’Ape, infatti, è sì uno strumento che dà la possibilità al lavoratore di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro ma di certo non cambia la legge Fornero, non riforma il sistema. Così gli altri interventi e/o l’estensione dell’APE Social per rimediare alle “sviste” della Fornero. La speranza, allora, è che almeno si tamponi bene: in quest'ottica, l'incontro del 27 settembre e le soluzioni che ne verranno fuori, purché veramente concertate, diventano di fondamentale importanza.

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