La Quota 41 per l'accesso al pensionamento dei cosiddetti lavoratori precoci che hanno cominciato a lavorare prima del compimento del 16esimo anno d'età e l'ampliamento della platea dei beneficiari delle misure previste per la pensione anticipata dei lavoratori che svolgono mansioni pesanti e usuranti: sono questi i due punti che l'esecutivo e le parti sociali hanno intenzione di approfondire ulteriormente prima di tornare a riunirsi per discutere della riforma Pensioni. La riunione tra governo e sindacati, inizialmente prevista per domani 21 settembre, è tata rinviata e probabilmente, anche se ancora non ci sono certezze sulla data, si terrò il 27 settembre.

Pensioni a Quota 41 per i lavoratori precoci: il nodo è ancora da sciogliere

Nel corso dell'ultima riunione era stato in linea generale raggiunto un accordo di massima sul cosiddetto Anticipo pensionistico (Ape) per consentire una maggiore flessibilità nell'uscita dal lavoro e l'accesso al pensionamento ai lavoratori che hanno giù compiuto 63 anni o li compiranno entro il 2017. Sui lavoratori precoci la proposta dei sindacati è uguale a quella contenuta nel ddl 857 a prima firma del presidente della commissione Lavoro Cesare Damiano, ovvero che chi ha cominciato l'attività lavorativa prima di aver compiuto i 16 anni di età possa accedere al pensionamento con 41 anni di anzianità contributiva a prescindere dall'età anagrafica.

La controproposta del Governo Renzi è quella della Quota 41 + 10 mesi per rientrare nel budget prefissato, ma la partita è ancora aperta. L'altra questione ancora da definire, secondo quanto si apprende dall'agenzia di stampa Agi, è quella che riguarda la modifiche delle norme sui lavori usuranti ritenuta attualmente molto restrittiva dalle organizzazioni sindacali.

Tra le altre questioni su cui sta lavorando il Governo quella dei lavori usuranti

Ci sarebbe poi la questione dei cosiddetti lavori faticosi, ovvero quelli svolti da mastre d'asilo, lavoratori edili, infermieri di sala operatoria, macchinisti: questi dovrebbe avere l'opportunità, secondo quanto trapela da Palazzo Chigi, di accedere all'Ape sociale, cioè l'Anticipo pensionistico senza penalizzazioni e senza oneri per i lavoratori.

Per quanto riguarda le risorse economiche necessarie le posizioni tra governo e sindacati sembrano ancora distanti. Le organizzazioni sindacali sostengono siano necessari almeno 2,5miliardi tenendo in contro anche il bonus quattordicesima per le pensioni basse, ma l'esecutivo non si è ancora espresso in via ufficiale sulle risorse che intende investire sulla riforma pensioni 2016.