È una storia che ha dell’incredibile quella accaduta a una partecipante al Concorso Scuola 2016 che, in una lettera a OrizzonteScuola.it, ha deciso di raccontare l’assurda vicenda che l’ha vista protagonista. La candidata, regolarmente abilitata tramite secondo ciclo Tfa, non risultando ammessa alla prova orale ha quindi richiesto l’accesso agli atti del concorso per prendere coscienza dell’esito delle prove, finendo con lo scoprire una situazione che nessuno si poteva aspettare: prova scritta superata, prova pratica non corretta, determinando così la bocciatura.
Bocciata al concorso, ma la prova non è stata corretta
Nella lunga lettera inviata alla redazione appare evidente il disagio e lo sconforto che da tale situazione può derivare: non essere ammessi ad una prova così importante, salvo poi scoprire che, a dispetto di un esito positivo allo scritto, a determinare la sua bocciatura è stato il fatto che la prova pratica non è stata affatto corretta. Com’è possibile, viene da chiedersi? Impossibile, nell’incredulità di quanto appreso (e anche dopo) darsi una spiegazione plausibile di quanto accaduto, tanto più se si considerano i sacrifici effettuati per trovarsi lì e avere la possibilità di avere finalmente un accesso stabile all’insegnamento. La docente infatti non ha potuto fare a meno di esternare tutte le difficoltà che ha dovuto superare prima di arrivare lì: dall’accorpamento frettoloso e raffazzonato delle classi di concorso che l’ha vista traslare dalla A071 alla A037, cioè da Tecnologie e disegno tecnico a Scienze e tecnologie delle costruzioni, passando per lo studio matto e disperatissimo di materie tecniche sconosciute (come Topografia, materia neanche accennata nella sua formazione universitaria ad Architettura presso il Politecnico di Milano).
Senza parlare poi dello studio delle normative e i disagi economici e organizzativi derivanti dal dover affrontare il concorso in un’altra regione.
“Giannini, ora ce li paga lei gli avvocati?”
Sacrifici, ma anche tanto impegno e tanta determinazione per poter finalmente consolidare la sua posizione nella scuola, vanificati da un errore che non si capisce come possa essere accaduto.
Al danno di non essere stata ammessa agli orali per una prova non corretta, si aggiunge poi anche la beffa: come la docente racconta nello sfogo, adire alle vie legali inoltrando ricorso al Tar richiederebbe una spesa di circa 5mila euro, un ennesimo sacrificio che lascerebbe interdetti i più. L’assurdità della vicenda poi getta l’ombra del dubbio anche sulle prove degli altri tantissimi esclusi molti dei quali probabilmente avranno rinunciato a prendere visione delle prove.
Al Ministero e al Ministro Giannini verrebbe allora da chiedere se effettivamente erano i partecipanti al concorso a non essere preparati oppure chi avrebbe dovuto correggere le prove, oltre ovviamente alla gelide stoccata che giustamente la docente Chiara Fieni, protagonista di questa storia indirizza al ministro: “ce le paga lei le parcelle degli avvocati, perché io purtroppo non me lo posso permettere?”.