La questione relativa all'impiego dei docenti di potenziamento sta assumendo contorni davvero grotteschi, tanto da essere ormai considerati come dei 'tappabuchi' e 'senza orario di lavoro'. Del resto, la stessa normativa legislativa ha posto un evidente contrasto. Infatti, se la legge 107/2015 parla di docenti che dovrebbero lavorare su progetti per l'arricchimento dell'offerta formativa, la legge di stabilità 2015, invece, ha previsto che i dirigenti scolastici non possano assegnare supplenze brevi al personale docente per il primo giorno di assenza: per evitare, dunque, aggravi sull'erario, si rende necessario l'utilizzo di docenti non impegnati nelle classi per attività curriculari.

Di conseguenza, i docenti di potenziamento.

Docenti potenziamento 'tappabuchi' e 'senza orario': ultime notizie scuola, martedì 4 ottobre 2016

Come sottolineato anche da 'Italia Oggi', anche se la legge 107 non ha posto alcuna distinzione tra docenti curriculari e docenti di potenziamento, rimane, comunque, evidente la differenza nell'ambito del processo didattico perchè i primi sono impegnati in quello che, una volta, si chiamava programma, i secondi, invece, rappresenta una specie di 'optional'.

Tra l'altro, non vi è alcuna distinzione tra le due categorie, nemmeno per quanto riguarda i diritti e i doveri: in particolare, sul contratto di lavoro dei docenti di potenziamento non è affatto menzionata la reperibilità.

Ne deriva che l'orario di lavoro dovrebbe essere uguale a quello dei colleghi curriculari, ovvero 18 ore di insegnamento nelle secondarie e 22 + 2 di programmazione nelle primarie.

Docenti curriculari e potenziamento: la questione dell'orario di lavoro

Nella realtà, invece, tutto ciò non avviene in quanto i docenti curriculari, proprio per il fatto di poter essere impiegati in sostituzione dei colleghi assenti, sono costretti a continui cambiamenti negli orari di lavoro oltre ad essere costretti, di fatto, ad essere reperibili.

Tutto ciò si traduce nell'impossibilità di calendarizzare i propri impegni lavorativi in funzione dei periodi di riposo, oltre al fatto che non è prevista alcuna retribuzione per l'impegno aggiuntivo.

In alcune scuole, si sta adottando una soluzione, quella di distribuire le ore di potenziamento tra più insegnanti: se questa soluzione è di agevole applicazione nella scuole primarie, lo è molto di meno, per ovvi motivi, nelle secondarie.

Del resto, anche sul piano giuridico, la questione stride. Se da una parte, infatti, per periodo di riposo si intende 'qualsiasi periodo che non rientra nell’orario di lavoro', non appare coerente, anche sul piano della reperibilità, la scelta (con minimo preavviso) di continuare a dover modificareil proprio orario di lavoro.